Caino – di José Saramago (2009)
La vita “alternativa” di Caino, primo uomo nato (da una coppia) nella storia umana, secondo la Bibbia, e pure primo assassino, condannato da Dio ad essere nomade, ma anche a non poter essere ucciso, tant’è che Dio stesso gli pose sul capo un segno apposito.
Il caustico e grandissimo scrittore portoghese, si dilettò, con questo breve libro, ancora una volta ad ironizzare in maniera dura e senza sconti, sulla religione (anzi, a dire il vero sulle religioni, Cristianesimo ed Ebraismo, stavolta), dopo Il Vangelo secondo Gesù Cristo, ma, così come in quel caso si occupò del Nuovo Testamento, stavolta prende in considerazione il Vecchio Testamento.
“Usando” il nomadismo forzato di Caino, lo fa viaggiare nel tempo, in maniera che possa “incontrare” i fatti salienti, trovarvisi coinvolto, quantomeno in qualità di spettatore, a volte (l’Arca di Noé) passando all’azione, in tutti i casi sottolineando le incongruenze ma soprattutto, l’ingiustizia e la cattiveria di un Dio che dovrebbe essere misericordioso, soprattutto.
Prosa forbita, ottima verve comico/caustica (il libro strappa più di una risata), in questo libro, come detto, breve, che quindi si legge in un lampo, Saramago come sempre non fa sconti, soprattutto alla mistificazione e all’interpretazione che, nel corso degli anni, la struttura ecclesiastica ha imposto alle cosiddette sacre scritture. Si capisce bene quindi perché, quando lo scrittore è morto l’anno scorso, L’Osservatore Romano non lo abbia ricordato trattandolo con i guanti bianchi.
Libro leggero, ma fino ad un certo punto. Provateci.
La vita “alternativa” di Caino, primo uomo nato (da una coppia) nella storia umana, secondo la Bibbia, e pure primo assassino, condannato da Dio ad essere nomade, ma anche a non poter essere ucciso, tant’è che Dio stesso gli pose sul capo un segno apposito.
Il caustico e grandissimo scrittore portoghese, si dilettò, con questo breve libro, ancora una volta ad ironizzare in maniera dura e senza sconti, sulla religione (anzi, a dire il vero sulle religioni, Cristianesimo ed Ebraismo, stavolta), dopo Il Vangelo secondo Gesù Cristo, ma, così come in quel caso si occupò del Nuovo Testamento, stavolta prende in considerazione il Vecchio Testamento.
“Usando” il nomadismo forzato di Caino, lo fa viaggiare nel tempo, in maniera che possa “incontrare” i fatti salienti, trovarvisi coinvolto, quantomeno in qualità di spettatore, a volte (l’Arca di Noé) passando all’azione, in tutti i casi sottolineando le incongruenze ma soprattutto, l’ingiustizia e la cattiveria di un Dio che dovrebbe essere misericordioso, soprattutto.
Prosa forbita, ottima verve comico/caustica (il libro strappa più di una risata), in questo libro, come detto, breve, che quindi si legge in un lampo, Saramago come sempre non fa sconti, soprattutto alla mistificazione e all’interpretazione che, nel corso degli anni, la struttura ecclesiastica ha imposto alle cosiddette sacre scritture. Si capisce bene quindi perché, quando lo scrittore è morto l’anno scorso, L’Osservatore Romano non lo abbia ricordato trattandolo con i guanti bianchi.
Libro leggero, ma fino ad un certo punto. Provateci.
1 commento:
ecco, questo lo devo leggere.
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