Once - Una volta - di John Carney (2008)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: ganzo
Dublino. Un giovane (ma non più giovanissimo) musicista lavora di giorno insieme al padre, in un negozietto che ripara aspirapolvere, e la sera fa il busker, il musicista di strada, cantando i pezzi che la gente vuole sentire, tenendo per se le sue proprie composizioni. Una sera, mentre non c'è praticamente nessuno, suona e canta uno dei suoi pezzi; una ragazza, chiaramente proveniente da un altro paese, lo sente, si ferma, gli fa i complimenti. Gli domanda se il pezzo è suo, e perché normalmente non lo suona. Per chi lo ha scritto. Da cosa nasce cosa. I due si frequentano, ma non è una storia come le altre. Anche la ragazza è una musicista. Canta e suona il piano. Viene dalla ex Cecoslovacchia, a casa ha una bambina, sua madre, e altri immigrati che vengono a vedere la televisione nel suo appartamento. Per suonare il piano, in pausa pranzo va in un negozio di strumenti musicali: il padrone le lascia suonare i pianoforti, quando non c'è gente. Il ragazzo e la ragazza vanno nel negozio, e suonano una delle canzoni del ragazzo. Il risultato è più che soddisfacente. La ragazza lo convince a registrare un demo professionale.
Ero rimasto lontano da questo film per alcuni anni. Mi sembrava interessante, eppure alcune recensioni mi avevano fatto desistere. Poi, il giudizio incoraggiante di alcuni amici, e la prospettiva di vederlo rigorosamente in lingua originale hanno fatto il resto. Il risultato è stato come la prima esecuzione in coppia delle canzoni del film: più che soddisfacente.
La storia dietro a questo film è interessante quasi quanto il film. Il regista è l'ex bassista della band irlandese The Frames, il film è stato girato con un budget molto basso, con camere a mano, in tre settimane, con luci naturali e addirittura, con teleobiettivo durante le scene che vedono i due protagonisti in mezzo alla gente, per strada, senza autorizzazioni particolari. I due protagonisti, se si esclude una particina che Glen Hansard, il ragazzo, aveva fatto nel mitico The Commitments, sono praticamente esordienti, o almeno, attori non professionisti. Sempre su Hansard: è, ancora oggi, il leader, cantante e chitarrista, dei The Frames. La sua parte era inizialmente destinata nientemeno che a Cillian Murphy, che però declinò l'invito (pare non fosse a suo agio a recitare con una non-professionista, come pure che non avesse l'estensione vocale adatta per una parte incentrata sul canto), pur rimanendo tra i produttori (a quel punto, Carney si giocò la scommessa Hansard, vincendola). La protagonista femminile, Markéta Irglová, viene dalla Repubblica Ceca, ed aveva già collaborato con Hansard, dopo che si erano conosciuti durante un tour dei The Frames, che aveva toccato la città natale della Irglová. Non bellissima, ma splendida nella sua spontaneità e con una dolcezza ferma, molto brava a livello musicale, all'epoca delle riprese aveva 17 anni (i due, complice probabilmente la storia del film, oppure, come confessò Hansard, un amore inespresso a causa della giovane età della Irglová, dopo il film hanno fatto coppia per un periodo; ne ha sicuramente giovato l'espressività e la forza delle due recitazioni).
Fatte queste doverose premesse, per chi, come noi, è appassionato di musica, oltre che di cinema, il film è bello, con una storia coinvolgente senza essere travolgente (proprio perché plausibile, come la vita vera), ed un finale non scontato, anche amaro, ma anche qui, col gusto della vita. Alcuni critici hanno sottolineato qualche momento di "stanca" nell'arco dell'ora e mezzo del film, ma mi sembra un giudizio sommario, proveniente da chi evidentemente tende alla realtà falsata di gran parte del cinema americano da botteghino, che bandisce i tempi morti perché abbassano il ritmo.
Un film delicatissimo, che regala diversi momenti di puro godimento, non solo quelli strettamente musicali. Vinse giustamente un Oscar, per il pezzo Falling Slowly, ma ce ne sono almeno altri due all'altezza, e sono stato di manica stretta. Da non mancare.
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