L'occhio del diavolo - di Ingmar Bergman (1960)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: chi tromba solo la su' mollie un vor bene nemmeno a su' fillioli
"La verginità di una giovane è come un orzaiolo nell'occhio del diavolo". E' con questo proverbio irlandese che Bergman introduce questo film vagamente filosofeggiante ma soprattutto divertente. Il diavolo in persona si lamenta appunto per un orzaiolo, causatogli da Britt Marie, figlia di un pastore (nel senso di ministro di culto), che vuole arrivare vergine al matrimonio col fidanzato. Per ovviare al problema, il maligno affida la missione di seduzione, e conseguente capitolazione della giovane, nientemeno che a Don Giovanni, con l'allettante proposta di uno sconto di 300 anni sulla pena originaria. Ecco quindi che Don Giovanni, l'assistente Pablo, controllati da un demone travestito da frate, vengono trasportati sulla terra, dove "casualmente" assistono il pastore, al quale si è fermata l'auto. Ecco che comincia la giostra della seduzione...
Divertente, come già detto prima, leggero ma naturalmente non stupido, variazione sul tema del Don Giovanni, con implicazioni plurime, definito dallo stesso regista un "rondò capriccioso", questo film di Bergman è godibilissimo e splendidamente recitato dall'intero cast. E pensare che fu girato quasi forzatamente: una sorta di scambio col produttore Ekelund, che aveva finanziato La fontana della vergine, e basato su un vecchio testo conservato nell'archivio della casa di produzione (in effetti il film è molto "teatrale").
Quando c'è la classe, del resto...
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