Nove vite da donna – di Rodrigo Garcia (2005)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: bellino
Los Angeles. Sandra è in prigione e non riesce a parlare con la figlia piccola. Diana è incinta, e al supermercato incontra un ex fidanzato con il quale ha avuto una storia intensa, non si vedono da molti anni. Holly torna a casa dopo molto tempo per minacciare il padre che abusava di lei, e mentre lo aspetta ne parla con la sorella Vanessa. Sonia e il marito vanno a trovare degli amici benestanti e finiscono per litigare come al solito. Samantha non riesce a ritagliarsi un momento di privacy in casa, a causa dei genitori che si parlano attraverso di lei. Lorna si presenta al funerale della moglie suicida dell’ex marito sordomuto e si ritrova in una situazione quantomeno imbarazzante. Ruth sta per concedersi una scappatella in un motel, ma succede qualcosa. Camille sta per operarsi al seno e non riesce a controllare gli sbalzi di umore e la paura della imminente mutilazione, rifacendosela col marito. Maggie con la figlioletta Maria si recano a fare l’annuale pic-nic al cimitero, sulla tomba di un congiunto.
Nuovo film per il figlio di Gabriel Garcia Marquez, regista anche di episodi di ‘’Six Feet Under’’ e ‘’I Soprano’’ (ma anche di ‘’Carnivale’’, serie HBO inedita in Italia), co-sceneggiatore anche di ‘’Frida’’. Evidentemente, la struttura ad episodi è l’unica che abbia voglia di sperimentare, visto che il suo precedente film, il delizioso ‘’Le cose che so di lei’’ era così strutturato, come pure ‘’Ten Tiny Love Stories’’, inedito in Italia.
In questo ‘’Nove vite da donna’’ (in originale Nine Lives, nove vite, come i gatti, da qui si spiega, oltre il dialogo dell’episodio finale, la locandina del film) il lavoro è ancora più complicato dal fatto che i nove episodi da 10-12 minuti ciascuno, sono tutti completamente dei piano-sequenza (la macchina da presa non stacca mai), esaltando così, oltre alla bravura delle protagoniste (pochi, pochissimi uomini, anche qui), il virtuosismo del regista. I risultati sono ovviamente alterni, ma ci sono dei momenti davvero alti. Partendo dal presupposto che tutti gli episodi rispecchino spaccati di vita reale, vi rimarranno impresse la Diana interpretata da una intensa Robin Wright Penn, alle prese con un doloroso confronto col passato, una Holly (Lisa Gay Hamilton) disperata ricordando i torti subiti dal padre, una Camille (Kathy Baker) schizzatissima in attesa della mastectomia, con un marito, Joe Mantegna, che cerca invece di mantenere la calma, e l’episodio più grottesco di tutti, quello con Lorna (Amy Brenneman, qualcuno ricorda Giudice Amy?) che ‘’consola’’ l’ex marito al funerale della seconda moglie. Completano il cast Elpidia Carrillo (Sandra; chi non l’ha amata in ‘’Bread and Roses’’?), Holly Hunter (Sonia), Amanda Seyfried (Samantha; era in ‘’Mean Girls’’), Sissy Spacek (Ruth, la madre di Samantha), Glenn Close (Maggie) e la bambina-star Dakota Fanning (Maria).
Personaggi che appaiono in diversi episodi, vezzo tipico del cinema di qualità (Buñuel, Kieslowski, anche se qui siamo una buona spanna sotto), danno un pizzico di interesse in più a queste mini storie appena accennate, che lasciano buona parte del lavoro mentale allo spettatore.
Per appassionati e curiosi.
In questo ‘’Nove vite da donna’’ (in originale Nine Lives, nove vite, come i gatti, da qui si spiega, oltre il dialogo dell’episodio finale, la locandina del film) il lavoro è ancora più complicato dal fatto che i nove episodi da 10-12 minuti ciascuno, sono tutti completamente dei piano-sequenza (la macchina da presa non stacca mai), esaltando così, oltre alla bravura delle protagoniste (pochi, pochissimi uomini, anche qui), il virtuosismo del regista. I risultati sono ovviamente alterni, ma ci sono dei momenti davvero alti. Partendo dal presupposto che tutti gli episodi rispecchino spaccati di vita reale, vi rimarranno impresse la Diana interpretata da una intensa Robin Wright Penn, alle prese con un doloroso confronto col passato, una Holly (Lisa Gay Hamilton) disperata ricordando i torti subiti dal padre, una Camille (Kathy Baker) schizzatissima in attesa della mastectomia, con un marito, Joe Mantegna, che cerca invece di mantenere la calma, e l’episodio più grottesco di tutti, quello con Lorna (Amy Brenneman, qualcuno ricorda Giudice Amy?) che ‘’consola’’ l’ex marito al funerale della seconda moglie. Completano il cast Elpidia Carrillo (Sandra; chi non l’ha amata in ‘’Bread and Roses’’?), Holly Hunter (Sonia), Amanda Seyfried (Samantha; era in ‘’Mean Girls’’), Sissy Spacek (Ruth, la madre di Samantha), Glenn Close (Maggie) e la bambina-star Dakota Fanning (Maria).
Personaggi che appaiono in diversi episodi, vezzo tipico del cinema di qualità (Buñuel, Kieslowski, anche se qui siamo una buona spanna sotto), danno un pizzico di interesse in più a queste mini storie appena accennate, che lasciano buona parte del lavoro mentale allo spettatore.
Per appassionati e curiosi.
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