The Killing - di Soren Sveistrup sviluppato da Veena Sud - Stagioni 1 e 2 (13 episodi ciascuna; AMC) - 2011/2012
Seattle, giorni nostri. A meno di un mese dalle elezioni per il nuovo sindaco, una giovane donna sta facendo jogging in uno dei parchi della città. Quella notte, in un parco appunto, è accaduto qualcosa di orribile ad una ragazza giovanissima. E' stata braccata. La donna, mentre corre, riceve una telefonata. Scopriamo che è una detective della polizia di Seattle, si chiama Sarah Linden; viene convocata urgentemente sulla scena di un crimine. Seguendo una scia di sangue, si ritrova in mezzo ad una festa d'addio. Sarah ha chiesto il trasferimento, se ne andrà in California, a Sonoma. Mentre sta portando via le sue cose alla stazione di polizia, incontra il suo sostituto, Stephen Holder, un giovane tutt'ossa che ha lavorato sotto copertura alla narcotici, ed è appena arrivato dalla polizia della Contea. Il loro capo, il tenente Oakes, assegna l'ultimo incarico a Linden, e le dice di portarsi dietro Holder. Sulla scena del presunto crimine, ancora nessun corpo: solo un maglione rosa e un bancomat, a nome Stanley Larsen. I due detective si recano a casa Larsen. Stan e Mitch hanno tre figli, sono reduci da un weekend in campeggio, senza segnale per i cellulari. I due figli piccoli erano con loro, ma la loro figlia più grande, Rosie, era rimasta a casa da sola, ed il venerdì aveva il ballo di Halloween. La ragazza è definitivamente scomparsa, e quindi il padre, oltre ai detective, si mette sulle sue tracce. Il cerchio si stringe. Linden e Holder vanno alla scuola della ragazza, per interrogare gli amici, interrompendo un dibattito dei due candidati a sindaco, Darren Richmond, lo sfidante, e Lesley Adams, sindaco in carica. Pensano di aver trovato una pista nell'ex di Rosie, Jasper Ames, ma Jasper, figlio di una famiglia molto ricca, è in una delle sue ville con una donna che non è Rosie. Si torna sulla scena del presunto crimine: gli scavi non portano a nulla. Linden sta per abbandonare il luogo, quando il suo intuito indica il laghetto lì vicino. Viene ritrovata un auto, che viene issata fuori dall'acqua da una gru. L'auto appartiene alla campagna per Richmond. Mentre nel bagagliaio viene ritrovato il corpo di Rosie Larsen, il padre giunge sul luogo del delitto, proprio quando Linden riconosce la ragazza. L'indagine che seguirà metterà in luce, tra mille difficoltà, molti, troppi segreti di tutte le persone legate in qualche modo a Rosie.
Arrivato in ritardo a The Killing, remake statunitense del danese Forbrydelsen (la protagonista della serie danese, Sofie Grabol, interpreta una piccola parte nella seconda stagione della versione statunitense), ho recuperato velocemente perché innanzitutto, dopo un iniziale rinuncia da parte di AMC di proseguire la serie, dopo l'interessamento di Netflix il canale di Mad Men ci ha ripensato, raggiungendo un accordo di co-produzione con Netflix, e quindi da maggio partirà la terza stagione; inoltre, dopo aver approcciato la serie, sono rimasto coinvolto decisamente dall'indagine, dal ritmo e dai personaggi, desiderando ardentemente arrivare fino in fondo, almeno per quanto si possa arrivare con queste due stagioni, che comunque rivelano la verità (la terza stagione vedrà i protagonisti alle prese con un nuovo caso).
L'impostazione è quella di un giorno ogni episodio; il ritmo è piuttosto lento, ma assolutamente mai noioso (anche se confesso che di solito alla mezz'ora di ogni episodio c'è un momento di flessione; gli episodi sono da 43 minuti circa). Gli interpreti convincenti: Mireille Enos (Sarah Linden), già interprete delle gemelle Marquart in Big Love (e scopro leggendo la sua bio che è stata "cresciuta" come mormone, ma che non è praticante), un curioso mix di radici europee ed americane e un volto che non si dimentica, è davvero magnetica e perfetta per un ruolo complesso, ossessivo ed ossessionato, forte e fragile al tempo stesso; il sorprendente Joel Kinnaman (Stephen Holder), nato e cresciuto a Stoccolma, è una spalla perfetta, un personaggio dalla fragilità incredibile, ma che durante le due stagioni vive una parabola inversa rispetto a quello di Linden. Il personaggio di Kinnaman è pure quello che dà luogo alle situazioni più divertenti, sdrammatizzanti, e che dice o provoca la battute migliori (curiosità: nella vita, attualmente Kinnaman è fidanzato con Olivia Munn, la Sloan di The Newsroom). Anche il resto del cast è perfettamente in parte; di grande spessore l'interpretazione di Michelle Forbes (Mitch Larsen, la madre di Rosie), splendida 48enne, un'attrice che si è costruita una carriera soprattutto in televisione, sempre lasciando il segno. Altra curiosità: oltre a lei, riconoscerete altri due attori che erano, come lei, nel cast di Battlestar Galactica, ed è grazie al suo personaggio in questa serie che, un po' ruffianamente, gli autori strizzano l'occhio a chi, come chi vi scrive, idealizza ancora oggi Seattle come la patria del grunge: fate attenzione ai particolari. Ancora curiosità: Rosie Larsen è interpretata da Katie Findlay (a livello attoriale, davvero promettente), attualmente sugli schermi perché nel cast di The Carrie Diaries, la serie CW che si prefigge di fare da prequel al mitico Sex & the City.
La serie, che strizza l'occhio al capostipite Twin Peaks, anche se non sarà ai livelli di Breaking Bad, si prende i suoi tempi perché approfondisce molto bene i profili psicologici dei protagonisti e di molti caratteri marginali. Agisce su più livelli: l'indagine, con tutto quello che si porta dietro (leggi, le vite dei detective, che vengono risucchiate dal lavoro, e quelle di chi agisce più o meno nell'ombra dietro di loro), la vita della famiglia Larsen, che stenta a proseguire dopo la tragedia, e la campagna elettorale: i colpi bassi, lo staff soprattutto di Richmond, l'indagine che coinvolge appartenenti ai due schieramenti. Nonostante quello che ne pensa la critica, una serie davvero ben costruita (mi sto forzando, ma finirò obbligatoriamente col vedere pure l'originale danese). Tra l'altro, la critica e pure il pubblico ha dimostrato di non amare particolarmente la seconda stagione, che al contrario, a me è piaciuta forse più della prima. Provare per credere, e appuntamento a maggio.
2 commenti:
daje
a me è piaciuta molto, niente di nuovo sotto il sole ma il prodotto è ben fatto e i personaggi sono caratterizzati benissimo. ho apprezzato molto la fotografia e le ambientazioni.
sull'ambientazione non avevo dubbi... :)
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