Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Copenaghen. Christian è il proprietario di un'enoteca sull'orlo della bancarotta. La moglie Anna lo ha lasciato da quasi due anni, e vive in Argentina, nella capitale Buenos Aires, dove, per via del suo lavoro, procuratore calcistico, ha conosciuto e si è innamorata del famoso goleador Juan Diaz. Mentre Anna è felice, solare, attiva e piena di soldi, Christian, oltre, appunto, ad essere senza soldi, sull'orlo della bancarotta e del suicidio, è depresso, apatico, triste, e riflette questa sua tristezza sul figlio Oscar, più concentrato sui suoi studi di filosofia che sul divorzio dei genitori e sul fatto che sua madre sia dall'altra parte del mondo. Quando arrivano per posta i documenti da firmare, Christian, in uno scatto d'orgoglio, prende il figlio e parte per Buenos Aires, dove proverà in tutti i modi a riconquistare Anna, trovandosi in situazioni ridicole e perfino grottesche, dimenticandosi del figlio che soprendentemente incontrerà la sua strada da solo, scongelando il cuore grazie al calore argentino, e capirà che non tutto gira intorno al perduto amore.
Ole Christian Madsen è un altro regista danese da tenere d'occhio. Fattosi le ossa in televisione (quella danese; televisone alla quale è tornato ultimamente, lasciando il segno, visto che è regista di un paio di episodi di Banshee, tra cui quello forse migliore, Wicks), dopo un paio di lungometraggi si mette in luce con L'ombra del nemico (ne parleremo tra un po', titolo originale Flammen & Citronen, con Mads Mikkelsen), e con questo Superclàsico entra nella shortlist di nove film candidati all'Oscar 2012 nella categoria Best Foreign Language per poi essere escluso nel passaggio a cinque nominati. E però dimostra di saper maneggiare toni e generi diversissimi tra di loro, se è vero che questa strana commedia sentimentale è stata paragonata alle migliori cose di Woody Allen, e devo dire (avendo visto il film senza sottotitoli, capendo quindi solo le parti in inglese e in spagnolo, ed andando quindi per intuizione con quelle in danese) che è proprio vero. Il film è scoppiettante, agrodolce, con un'infinità di sfumature, una regia dinamica e sempre sul pezzo, condito da recitazioni tutte intense e perfino spettacolari in alcuni casi.
Bravi quindi Anders W. Berthelsen (Christian), Paprika Steen (Anna), Jamie Morton (Oscar) e Sebastiàn Estevanez (Juan Diaz), eccezionale Adriana Mascialino nella parte di Fernanda, la tuttofare di casa Diaz, deliziosa Dafne Schilling nei panni di Veronica, il love affair argentino di Oscar.
Film davvero interessante, che avrebbe meritato una distribuzione italiana.
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