Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Copenhagen. Karen è una fotografa di moda di grande successo, sempre in giro per il mondo per i suoi servizi richiesti e ben pagati. Ha poco tempo per la sua famiglia, il marito Johan e la figlia, ma l'affetto non manca, per cui non ci sono problemi. Non ci sono problemi finché Karen, a Parigi per lavoro, incrocia un uomo misterioso verso il quale sente immediatamente un'attrazione incontrollabile. E tra i due accade qualcosa, che potrebbe essere la classica "botta e via", ma per Karen, Maciek, un professore polacco della Scuola di Economia di Varsavia, a Parigi per una conferenza, diventa un'ossessione, perché riconosce in lui l'uomo dei suoi sogni (letteralmente). E la cosa diventa folle quando, con la scusa di un lavoro a Varsavia, Karen si porta dietro marito e figlia per inseguire Maciek fin sotto casa, scoprendo così che anche lui ha una famiglia, e accetta di aspettarlo per ore in un appartamento posto esattamente davanti alla sua casa di famiglia, per condividere con lui la passione, finché Maciek si stanca di lei.
Per Fly è un regista davvero molto interessante, e ve ne ho parlato in più occasioni, a proposito della sua cosiddetta "trilogia delle classi sociali", composta da La panchina, L'eredità e Gli innocenti. Questo film segue la trilogia, ma è completamente staccato da quei lavori e da quel mood. Fly gioca a fare l'Antonioni (e si evince facilmente fin dalla locandina), e se per una parte del film ci riesce (e di certo lo supera, se pensiamo agli ultimi lavori del regista scomparso qualche anno fa), mantenendo una narrazione lenta ma incessante, alternando tensione e momenti di abitudine familiare difficili da sopportare per lo spettatore che "sa", non riesce a portare a casa il risultato, usando la più classica delle metafore sportive, nonostante bei movimenti di macchine, ottima fotografia e perlomeno due ottime prove recitative, quelle della protagonista Sonja Richter (Karen), già vista in Open Hearts di Susanne Bier, e del per me sconosciuto Marcin Dorocinski (Maciek), attore polacco che certamente possiede il physique du role per questo ruolo. Nel cast anche Michael Nyqvist (Johan), il Mikael Blomkvist della trilogia Millennium nella versione cinematografica svedese.
Un film non del tutto convincente che però conferma un regista da seguire con un occhio di riguardo.
1 commento:
sembra interessante! di fly avevo visto l'eredità, recupererò
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