La bicicletta verde - di Haifaa Al-Mansour (2012)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Wadjda è una bambina di 10 anni che vive con la madre in un sobborgo di Riyad (Arabia Saudita). Intelligente, vivace, intraprendente, riluttante alle regole che relegano la donna in secondo piano rispetto all'uomo, nella società civile saudita, a scuola sta sulle sue ma spesso viene punita dalla severa insegnante, la signorina Hussa, perché appunto è insofferente alle molteplici e spesso insensate regole; nella vita di tutti i giorni, vive un rapporto controverso con l'amico Abdullah. Al bambino probabilmente piace Wadjda, e i due giocano costantemente insieme, anche se in realtà la cosa non è ben vista. A Wadjda piace stare con Abdullah, ma il suo carattere la spinge ad entrarci perennemente in competizione, come se non ci fosse una differenza di sesso tra i due. Ecco che quindi, non appena Wadjda vede una bellissima bicicletta verde in esposizione presso un negozio vicino a casa, si invaghisce del mezzo di trasporto, che vede come uno strumento di emancipazione, ma anche una possibilità di battere Abdullah in una gara di pedalate. La madre, che sta soffrendo il distacco dall'amato marito, che sta pensando di prendersi un'altra moglie per avere un figlio maschio, è assolutamente contraria all'acquisto della bicicletta: il mezzo di trasporto è visto come un attentato alla virtù femminile, e risulterebbe sconveniente sia per lei, che per la bambina. Wadjda non si dà per vinta, escogita qualsiasi espediente per raccogliere i soldi necessari all'acquisto, ma proprio quando sta per desistere, ecco che viene annunciato che il primo premio per un concorso di recitazione femminile del Corano sarà una cifra che le permetterebbe di acquistare l'agognata bicicletta. Nonostante la recitazione del Corano non sia certo tra le sue materie preferite, Wadjda si mette sotto con grande impegno.
Semplice, diretto, fatto di un ritmo rilassato e di un incedere lento ma inesorabile, costruito da piccole scene che a volte possono sembrare apparentemente slegate dall'assunto principale, La bicicletta verde (titolo originale Wadjda) è un "piccolo" film che illustra la realtà di una società musulmana moderna nelle intenzioni, ma antiquato negli schemi di relazione, ed altamente sessista. Donne tra l'altro bellissime costrette a nascondere perfino i capelli, ed impossibilitate ad esprimere le loro personalità e le loro abilità. Il film della regista saudita, al suo debutto sulla lunga durata dopo alcuni cortometraggi di buon successo, si fa forte di un cast interamente saudita e di location semplici ma affascinanti, appunto nei sobborghi della capitale Riyad, e descrive come meglio non potrebbe tutte queste restrizioni senza risultare oltranzista. Il messaggio, però, arriva forte e chiaro, ed il film merita di essere visto, risultando piacevole e finanche divertente. Tanto di cappello a Haifaa Al-Mansour e alla piccola protagonista Waad Mohammed, spontanea e disinvolta. Auguriamo un radioso futuro ad entrambe, così come alla società saudita di crescere e migliorare dal punto di vista delle libertà femminili.
3 commenti:
uh quanto mi era piaciuto!
Questo film e’ importantissimo, e’ il primo di una regista saudita girato interamente nel suo paese. Questa donna e’ andata contro molte difficolta’ che la realizzazione ha comportato. Pare che durante alcune riprese, visto che uomini e donne devono stare separati in spazi pubblici, dirigesse gli attori nascosta in un camionicino con un walkie-talkie, Dunque doppio « tanto di cappello » per questa cineasta coraggiosa.
http://www.telerama.fr/cinema/a-sent-la-rel-ve-haifaa-al-mansour-r-alisatrice-de-wadjda,93241.php
Anna dai capelli Rossi
per questo mi è sembrata una buona scelta scriverne per l'8 marzo
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