No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130305

castello di carte

House of Cards - di Beau Willimon - Stagione 1 (13 episodi; Netflix) - 2013

Francis "Frank" Underwood è un importante membro del congresso statunitense, appartenente al Partito Democratico. Il partito ha appena vinto le elezioni, e si accinge a governare quattro anni; Frank ha contribuito non poco all'elezione del nuovo Presidente Garrett Walker, e si aspetta, da un momento all'altro e come da accordi, di essere convocato per essere nominato nuovo Segretario di Stato. Mentre ci spiega (direttamente in camera, rivolto all'obiettivo) i ruoli di tutti i più alti esponenti dello Stato, e pure dei suoi collaboratori, ecco che viene ricevuto dal Capo dello Staff della Casa Bianca Linda Vasquez, persona che lui ha contribuito ad insediare in quella posizione. La Vasquez, con la faccia contrita e con frasi di circostanza, gli comunica che Frank non verrà nominato Segretario di Stato.
Frank, con l'aiuto dell'amica/amante/moglie/complice Claire, amministratrice delegata della Clean Water Initiative, una organizzazione non-profit che si occupa appunto di acqua, che ovviamente non è esclusa dall'area di influenza di Frank, e che all'occorrenza gli serve per scambi di favori politici, e con la collaborazione costante del fido Doug Stamper, suo personale Capo dello Staff, comincia una guerra senza quartiere per vendicarsi del Presidente che non ha rispettato i patti. Due pedine importanti vengono immediatamente "reclutate". La giovane e ambiziosa reporter del The Washington Herald Zoe Barnes, che Frank sceglie per far filtrare informazioni riservate, e il membro del congresso Peter Russo, esponente anch'esso dei Democratici, che ha una relazione con la sua segretaria Christina Gallagher, e una pericolosa dipendenza da alcol, droghe varie e prostitute; fermato dalla polizia mentre guidava in stato di ebbrezza, in compagnia di una professionista del sesso, viene opportunamente "salvato" da Stamper, tramite conoscenze varie di Underwood. Anche Russo sarà una pedina fondamentale nella elaborata, spietata, rischiosissima vendetta personale di Frank, che davvero scopriremo capace di qualsiasi cosa.

House of Cards, basata sull'omonimo romanzo del politico conservatore inglese, nonché scrittore, Michael Dobbs, e già portata sul piccolo schermo dalla BBC con ben tre miniserie, segna, a parte la valenza intrinseca della serie, un momento di cambiamento importante nella storia recente della televisione. Infatti, è il primo prodotto originale di Netflix, in origine servizio di distribuzione via posta di dvd e videogiochi, in seguito servizio di streaming online su richiesta, usufruibile tramite abbonamento, che ha cominciato ad acquistare prodotti originali proprio con le prime due stagioni di House of Cards versione USA. Non finisce qui: i tredici episodi della prima stagione, per gli abbonati, sono stati resi disponibili tutti insieme, lo scorso 1 febbraio; l'abbonato quindi ha potuto visionarli quando più gli pareva. Decisamente una concezione nuova.
Detto questo, passiamo alla serie. Beau Willimon (Le idi di marzo) ha sviluppato l'adattamento, il budget è elevato e si vede, nella lista dei produttori si notano Kevin Spacey, anche protagonista nei panni di Frank Underwood, e David Fincher, regista dei primi due episodi (tra gli altri registi James Foley, Joel Schumacher,  Allen Coulter). Gli episodi, tutti attorno alla durata di 50 minuti, sviluppano lentamente ma inesorabilmente la ragnatela fitta ed intricata tesa dal protagonista, talmente tesa che spesso vi troverete a rendervi conto che stava usando anche quel personaggio e voi non ve ne eravate resi conto. L'atmosfera è patinata ma cupa, e il protagonista, nonostante sia cattivo, spietato, indegno, obbliga lo spettatore ad una colpevole empatia; il fatto che sia interpretato da un Kevin Spacey in stato di grazia influisce moltissimo, naturalmente. Da notare che, così come nelle miniserie BBC, Underwood "rompe la quarta parete" e parla direttamente all'obiettivo, filosofeggiando sulla politica e sottolineando i passaggi decisivi. Difficile resistergli, appunto se si tratta di Spacey.
Completano il cast Robin Wright nella parte di Claire Underwood, bravissima sia nella versione algida e "di facciata", sia in quella dubbiosa, perfetta partner in crime di Spacey, Kate Mara (la sorella di Rooney Mara, la Lisbeth della versione USA di The Girl With the Dragon Tattoo) nei panni di Zoe Barnes, vista nella prima stagione di American Horror Story (era Hayden) e in varie particine al cinema, depositaria di una bellezza infantile e che riesce a dipingere un personaggio dalla dubbia moralità conservando appunto una faccia pulita, Corey Stoll (era Hemingway in Midnight in Paris), intenso e appassionato nella parte di Peter Russo, e Michael Kelly nei panni di Doug Stamper (l'avete visto in decine di film, quando tra 30 anni gli daranno un Oscar come non protagonista di qualcosa ricordatevi chi ve l'ha detto la prima volta).
Una delle migliori novità del 2013.

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