No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130304

terra promessa

Promised Land - di Gus Van Sant (2013)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Mentre Steve Butler, un giovane impiegato di una grande compagnia energetica, la Global Crosspower Solutions, viene preso in considerazione dalla sua gerarchia per una importante promozione, per merito dei suoi eccellenti risultati, si trova ad affrontare, assieme alla sua partner lavorativa, la più anziana Sue Thomason, una inizialmente apparentemente facilissima sfida, in una piccola cittadina della Pennsylvania rurale: visto il giacimento di gas sottostante, i due dovranno convincere i proprietari terrieri a vendere i diritti di sfruttamento del sottosuolo. La cittadina versa in uno stato di povertà importante, e i residenti si fanno convincere in maniera facile e veloce; i rendimenti accordati per lo sfruttamento sono ridicoli se confrontati a quanto potrà fruttare il giacimento: è questo che ha portato Steve all'attenzione dei suoi superiori. Riesce ad acquistare molti diritti dei luoghi dove vengono scoperti giacimenti, e ad accordare "affitti" risibili. Il segreto, così dice lui, sta nel fatto che pure lui è nato e cresciuto in un luogo simile ai posti dove si trova a trattare. Il tutto pare andare per il meglio, finché, ad un'assemblea cittadina, Frank Yates, che pare un semplice insegnante di scienze alla scuola locale (ma in realtà è un ingegnere di grande successo in pensione, che insegna per divertimento e passione), riesce ad insinuare seri dubbi nei locali. La decisione da parte della comunità, in merito ai diritti di sfruttamento, viene quindi sottoposta a votazione, da effettuarsi di lì a qualche settimana, e l'arrivo in città di Dustin Noble, un giovane avvocato attivo in una piccola associazione ambientalista, che inizia una campagna contro la Global Crosspower Solutions, che usa le stesse armi di Steve per entrare nei cuori dei locali, mette in pericolo la buona riuscita dell'operazione di Butler e Thomason.

Buon film, non particolarmente emozionante (ma insomma, il colpo di scena a sorpresa, per un ingenuo come me, non l'avevo visto arrivare, e probabilmente proprio lì sta il punto di forza della storia), questo nuovo lavoro diretto da Gus Van Sant, originariamente destinato ad essere diretto, oltre che interpretato nella parte principale, da Matt Damon (Steve Butler), che, insieme al co-protagonista John Krasinski (Dustin Noble), ne ha scritto la sceneggiatura. Quest'ultimo aveva comprato, personalmente, i diritti di sfruttamento per il cinema del soggetto, un'idea dello scrittore Dave Eggers (ricordiamo che Krasinski, nonostante la facciona e gli orecchi enormi, ha tutto per essere invidiato: ha un debole per i grandi scrittori americani contemporanei - ha diretto e scritto Brief Interviews with Hideous Men, dall'omomina raccolta di racconti di David Foster Wallace, aveva la parte del protagonista in Away We Go, poi rinominato American Life per l'Italia, sceneggiato dallo stesso Dave Eggers e dalla moglie Vendela Vida -, ma soprattutto è sposato con Emily Blunt), e aveva scritto una prima stesura della sceneggiatura, poi rimaneggiata in coppia con Damon.
Van Sant si limita a fare il suo lavoro, dunque, senza stupirci particolarmente, e lascia parlare attori e storia. Il film negli USA ha (ri?)sollevato la polemica sulla tecnica del fracking, giustamente, ed insinua dubbi etici nello spettatore attento. Ottimi come sempre Hal Holbrook (Frank Yates) e Frances McDormand (Sue Thomason), piccola parte per Titus Welliver (Rob; lo avevamo odiato nella parte di Jimmy O'Phelan nella terza stagione di Sons of Anarchy, lo abbiamo visto in tutti i film di Ben Affleck), breve ma significativa presenza di Rosemarie DeWitt (Alice; vi ricordate la sorella di Tara in United States of Tara? Ma era anche in Rachel sta per sposarsi e in Mad Men), c'è anche Scoot McNairy (Jeff Dennon; era il protagonista di Monsters, lo abbiamo visto in Argo). Senza infamia e senza lode le prove attoriali dei due sceneggiatori; rimane il dubbio che, con un attore meno monofacciale, lo struggimento interno del protagonista Steve Butler potesse risultare di maggiore intensità.

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