No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130520

Soccer sucks? I don't think so.

Forse ha ragione l'amico Monty: sono io che mi ostino ad avere una visione romantica del gioco del calcio, a dispetto della sudditanza psicologica, gli arbitraggi pilotati e gli interventi (degli arbitri) chirurgici, la tessera del tifoso, i tornelli, le televisioni, le scommesse, l'impossibilità di concorrere alla pari con i milionari che si divertono a convertire il calcio in politica, i "biscotti" (a Livorno si chiamano "torte") all'ultima giornata, le simpatie politiche e l'idiozia dei tifosi di qualsiasi colore.
Non me ne frega niente: se ci vuole la tessera del tifoso, cioè se bisogna essere schedato da una specie di stato di polizia messo in piedi da un ex ministro che adesso si spaccia per il volto serio di un partito razzista, io faccio, anzi, ho fatto, la tessera del tifoso, ed ho proseguito a comprare l'abbonamento della squadra per la quale faccio il tifo. Quest'anno, come vi ho detto forse, ho fatto l'abbonamento perfino per mio nipote, che è venuto allo stadio solo una volta (per fortuna a vedere una bella partita, guarda caso Livorno-Sassuolo 3 a 2 in rimonta), e che sta diventando per l'Inter, pensate un po', senza che io ci abbia messo bocca.
E lasciamo da parte pure il fatto che la stessa tessera si è rivelata strumento inutile per svuotare gli stadi: ci ha pensato la televisione, e comunque all'occorrenza i tifosi senza tessera entrano lo stesso, e non vanno nel settore ospiti, creando così maggiori problemi. Ma non voglio parlarvi di questo. Voglio parlarvi di emozioni.

Ieri sono andato a Modena, a vedere Sassuolo-Livorno. Come ormai saprete tutti o quasi, il calendario della serie B sembrava essere stato scritto da uno sceneggiatore di thriller. Sassuolo, Verona e Livorno arrivavano all'ultima giornata distanziati da un punto (rispettivamente 82, 81 e 80), per due soli posti che garantivano la promozione in serie A. La terza classificata avrebbe dovuto disputare i playoff (la terza contro la sesta classificata e la quarta contro la quinta, gare di andata e ritorno, la prima in casa della peggio classificata, l'eventuale pareggio al termine dei due incontri promuove la meglio piazzata in classifica, le vincenti del primo turno si incontrano in altre due partite con le stesse regole), a meno che tra la terza e la quarta non ci fossero più di nove punti. Ecco il thriller: prima dell'ultima giornata, la quarta era l'Empoli, che aveva un ritardo di 8 punti dal Livorno. E quali partite erano previste per l'ultima giornata? Sassuolo-Livorno e Verona-Empoli. Come dire: se il Livorno voleva andare in serie A senza fare i playoff (dopo una stagione passata praticamente sempre al secondo posto), doveva vincere contro il Sassuolo, mentre Verona-Empoli era un pareggio annunciato, tanto da essere messa fuori dalle scommesse. Infatti, il Verona con un punto si garantiva in ogni caso il secondo posto (anche a parità di punti con il Sassuolo, il Verona aveva la meglio per gli scontri diretti), e l'Empoli si garantiva i playoff: in caso di sconfitta del Livorno, perché ci sarebbero stati 7 punti di distanza, in caso di pareggio tra Sassuolo e Livorno perché ci sarebbero stati sempre tra le due squadre 8 punti di distanza, e in caso di vittoria del Livorno perché il Sassuolo, che sarebbe stato terzo per via degli scontri diretti con il Verona, avrebbe avuto "solo" nove punti di distacco sull'Empoli, garantendo la "necessità" dei playoff.
Quindi, si va a Modena con gli amici "di stadio", insieme ad altri tremila livornesi, ingabbiati nel settore ospiti da dove la prospettiva sul campo e quindi sulle azioni di gioco viene meno (lo so, mi sono abituato a vedere la partita dalla tribuna). Alla fine della partita, all'ultimo secondo dell'ultimo minuto di recupero, con un giocatore espulso nelle file del Livorno e due in quelle del Sassuolo, dopo aver giocato a una porta sola per tutto il secondo tempo, il Sassuolo in contropiede mette dentro il gol dell'uno a zero. Invasione di campo da parte dei tifosi "di casa" (il Sassuolo gioca a Modena perché il suo stadio non ha l'agibilità per la serie B), che normalmente sono 50/100 e ieri erano quasi diecimila (ancora mi sto chiedendo come abbiano fatto), e partita finita senza che l'arbitro riesca a fischiare la fine, cerimonia di premiazione perché il Sassuolo vince la classifica della serie B. Noi si torna a casa delusi, ma decisi a dire la nostra ai playoff.
Ora, ognuno ha il suo modo di reagire alle delusioni. Ognuno vive la propria simpatia per una squadra di calcio alla sua maniera. Non metto in dubbio chi non ha apprezzato la direzione dell'arbitro, la sistematicità e la cattiveria dei falli e delle provocazioni dei calciatori del Sassuolo, la magica sparizione dei raccattapalle nel secondo tempo, e addirittura, addirittura, la sospetta sparizione di ogni pallone a parte quello in campo a 10 minuti dalla fine (una cosa che in un campionato professionista fa abbastanza ridere, con tutto il rispetto per la squadra del Presidente di Confindustria).
Io ero convinto che il Sassuolo non ci volesse andare in serie A, e che anche negli anni addietro avesse perso  a bella posta. E perfino il parcheggiatore, incapace di manovrare l'autosilos nel quale eravamo curiosi di infilare la macchina (tanto che l'abbiamo lasciata davanti alla cassa), ce l'aveva detto. Era una diceria diffusa. Ma mi sbagliavo. Evidentemente, se perfino i modenesi di adozione, come quella signora che ci serviva al ristorante dove abbiamo pranzato prima di entrare allo stadio, erano preoccupati che il Sassuolo potesse andare in serie A, qualcosa c'era, qualcuno che ci credeva c'era. E, a pensarci bene, così come è comprensibile il giramento di scatole di una città capoluogo di provincia che si vede "usurpare" il predominio sul suo stadio, diventa comprensibile perfino l'ostruzionismo o la cattiveria di una squadra che rappresenta una cittadina di 40mila abitanti che vede il traguardo di giocare in serie A.
Ma, come sapete, sono un inguaribile ottimista, nonché come già detto, romantico. E quindi, dopo un viaggio di ritorno con poche parole (sempre di più di altri, perché la voglia di ridere non ci abbandona mai), e una notte dormita bene causa stanchezza ma fatta pure di riflessioni, quello che conservo della trasferta di ieri è la consapevolezza di aver vissuto un momento (un altro) indimenticabile, un'emozione di quelle che vale la pena vivere. Si è parlato, purtroppo per un momento troppo breve, qualche anno fa, di "cultura della sconfitta". Ecco che ieri, mi sono trovato d'accordo con gli ultras, cosa che mi succede di rado. Quando hanno applaudito e ringraziato i giocatori del Livorno. Semplicemente perché ci hanno provato, fino in fondo, anche sbagliando, come il nostro portiere che si è fatto espellere per essere caduto in una provocazione da due soldi.
Perché la partita di ieri è stata parte del bello del calcio. Una partita in parte bruttina (il primo tempo), sofferta perché giocata da entrambe le squadre con la paura di prenderle, sudata per l'afa che il cielo coperto  generava, sporca e antisportiva per i comportamenti sopra descritti (sia da parte "loro" che pure da parte nostra), piena di emozioni altalenanti nel secondo tempo, tra due squadre che si sarebbero meritate subito la promozione.
Non scendo in particolari tecnici, non ne sarei troppo capace, e non servirebbe a niente. Sono stato felice di esserci, e continuo a rimpiangere di non essere stato presente nelle occasioni festose perse solo per scaramanzia. La grinta del nostro allenatore, autore, come già detto, di un piccolo miracolo, a fine partita, quando è venuto sotto la curva ad incitarci a continuare a crederci (così, almeno, ho interpretato i suoi gesti), le belle, perfino bellissime partite viste quest'anno, un filo di giustizia celestiale, mi fanno sperare che la squadra venderà cara la pelle fin dal prossimo mercoledì, durante la partita d'andata con il Brescia, a Brescia.
Occhi sereni, cuori impavidi, non possono perdere! Avanti Livorno.

3 commenti:

monty ha detto...

Da simpatizzante del Livorno
focalizzavo la mia delusione soprattutto sulla
premessa del post, quella con
gli episodi più antipatici (in
particolare la cosa dei raccattapalle
è per me odiosa e antisportiva
ai massimi livelli, ovunque accada),ma bene fai tu a gettare
uno luce di sana passione ed
educazione alla non-vittoria nel
collerico mondo pallonaro.
Da questo punto di vista la curva
nella quale eravate assiepati era
spettacolare!

p.s. Spiace che coi due punti persi
a Terni (altra mia squadra del cuore) sareste stati in A, mentre
ai rossoverdi un punto in meno
non avrebbe cambiato la vita

monty ha detto...

Ah! Sai cosa manca a questo post?
Qualche foto dei tifosi che (quasi)
fecero l'impresa...

jumbolo ha detto...

non ne ho trovate che mi piacessero...