Washington D.C. Olivia Pope è una fixer, una che risolve i problemi. Soprattutto di immagine. Esperta di comunicazione, ha lavorato come direttore delle comunicazioni della Casa Bianca ed esperta di immagine per la campagna dell'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America Fitzgerald Thomas Grant III (Fitz). Per qualche ragione, ha lasciato quel lavoro, per fondare la Olivia Pope and Associates, una società di gestione crisi, assumendo come collaboratori Stephen Finch, litigator (avvocato specializzato in cause penali o civili) inglese e sciupafemmine, Harrison Wright, altro litigator, dalla parlantina incessante, che conia la definizione di loro stessi, il team di Olivia, gladiators in suits, Abby Whelan, investigatrice, Huck, un ex agente CIA specializzato in informatica ma pure nelle torture fisiche, killer infallibile, taciturno fino alla nausea. A loro si unisce molto presto, in maniera sicuramente inusuale, la giovane Quinn Perkins, anche lei avvocato, assunta nel ruolo di tuttofare.
Olivia è rimasta in ottimi rapporti con la Casa Bianca, in special modo con Cyrus Beene, l'anziano ma espertissimo Capo dello Staff, segretamente, ma nemmeno troppo, gay, addirittura sposato con un giornalista politico. Quando la sua agenzia viene ingaggiata dalla Casa Bianca per gestire una crisi causata da uno scandalo di natura sessuale che coinvolge il Presidente, si comincia a capire che Olivia era in realtà in più che intimi rapporti col Presidente stesso, e, allo stesso tempo, che tutti i membri del suo dinamico staff sono a lei oltremodo devoti, perché sono stati tutti "salvati" da un futuro a dir poco incerto proprio dalla implacabile fixer.
Inizialmente incuriosito solo dalla presenza della bellissima Kerry Washington (Broomhilda in Django Unchained, ma era anche in The Last King of Scotland e in Ray, tra gli altri) nei panni della protagonista Olivia Pope, ho iniziato quasi per scherzo a guardare Scandal, e da subito mi sono ritrovato dipendente da una serie decisamente intrigante, ritmatissima, girata sempre con regie iper-dinamiche, ma soprattutto, scritta divinamente, da una ideatrice esperta, Shonda Rimes, che ho scoperto (denuncio la mia ignoranza in questo caso) essere l'ideatrice anche della serie che io non seguo, ma universalmente acclamata quale Grey's Anatomy. Scandal nasce come midseason replacement (rimpiazzo, più o meno), tra l'altro proprio di Private Practice, uno spin-off da Grey's Anatomy ideato dalla stessa Rimes), e i soli sette episodi di cui è composta la prima stagione lo stanno a dimostrare, per conquistarsi un posto importante, e relativi ascolti, nel palinsesto ABC, e, devo dire, a ragione. Scritta con sensibilità femminile, Scandal si propone un po' come una versione rosa/nera di The West Wing (ritroviamo tra l'altro Joshua Malina, qui nei panni di David Rosen), romantica ma piena di intrighi loschi, ben recitata, mai noiosa, con uno spiccato sesto senso per i colpi di scena e ben messo a livello di scarpe femminili, il che non guasta mai. La prima stagione getta le basi e ci fa conoscere il gruppo, mentre la seconda, dopo qualche aggiustamento, anche di cast, comincia a tessere una tela piuttosto complessa, e come detto, non annoia mai.
Il mio personaggio favorito è Huck, interpretato dal mai dimenticato Guillermo Diaz (già il fantastico Guillermo in Weeds), ma devo riconoscere che forse Jeff Perry nei panni di Cyrus è il migliore del lotto. Kerry Washington spesso dà l'idea di fare troppe faccine, ma è talmente figa che mi è impossibile criticarla. Quando indossa le décolleté color crema e i guanti lunghi sarebbe da farci un santino (per non dire di peggio).
Rinnovata per una terza stagione, è probabile che riprenda in settembre.
A sinistra Kerry Washington, che in Scandal interpeta Olivia Pope, e a destra Judy Smith, l'esperta in gestione crisi alla quale si è ispirata la creatrice della serie Shonda Rimes per il personaggio di Olivia Pope. |
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