La cura del gorilla - di Carlo Arturo Sigon (2006)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Sandrone detto Gorilla è un personaggio. Come ebbi già a dire, "è di sinistra ma disincantato (ex leoncavallino), difende i deboli ma accetta compromessi (lavora, anche sporco, per chi ha i soldi), scopa ma è sfigato. Il problema è che Gorilla soffre di uno strano Disturbo Dissociativo dell'Identità, che lo strema. Gorilla fa l'investigatore privato e all'occorrenza il buttafuori, è disordinato, ma quando si addormenta, quasi immediatamente cambia personalità, e si risveglia, con il solito corpo, ma con la personalità del Socio, il suo equivalente ma pignolo e precisissimo, ha altri "giri" rispetto al Gorilla, e i due comunicano lasciandosi dei bigliettini. Sandrone esce dall'ospedale, e fatica a riprendersi dall'ultimo "incidente", dovuto ad uno dei suoi lavori "borderline"; non riesce a star fermo, nella noiosissima Cremona, e accetta in lavoro investigativo sulla morte di un albanese. Visto che è in bolletta, accetta poi un altro lavoro, da un editore di Torino, che lo assume per la sorveglianza di un evento promozionale di bassissimo livello. Le due cose si mischieranno in una sorta di disastro globale.
Buon film del debuttante (rimasto tale, visto che non ha più diretto lungometraggi) Sigon, che partecipa alla stesura della sceneggiatura insieme a Pasquale Plastino (collaboratore di Verdone) e a Sandrone Dazieri, autore del libro omonimo (come pure degli altri libri che hanno per protagonista Sandrone detto Gorilla).
Claudio Bisio se la cava egregiamente nella doppia parte del Gorilla e del Socio, e un cast fornitissimo (Antonio Catania, Stefania Rocca, Kledi Kadiu, Bebo Storti, fantastico nella parte di Gipi, Gigio Alberti, ed Ernest Borgnine - Il mucchio selvaggio - in una partecipazione straordinaria); il film, a mio giudizio, rende abbastanza giustizia al fascino del libro e alla figura del Gorilla, anche se soffre di una certa staticità tutta italiana, che ovviamente penalizza un film teoricamente di azione. Più che discreta la fotografia.
Gli amanti di Dazieri, però, non rimarrano delusi. Sempre a mio parere.
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