El bonaerense - di Pablo Trapero (2002)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Enrique Orlando Mendoza detto Zapa è un giovane apprendista fabbro che vive in un piccolo villaggio della provincia argentina; la vita scorre lenta e tranquilla, si ha poco e di sicuro non ci si "strappa i capelli" dal lavoro. Il suo capo, detto El polaco, lo manda a svolgere un lavoro che Zapa pensa essere un lavoro perfettamente legale, aprire una cassaforte in un officina. Ma la notte, dei compari del Polaco la svuotano, e il giorno seguente Zapa viene messo in carcere per il furto.
Lo zio Ismael, poliziotto in pensione, grazie alle sue conoscenze, lo fa uscire dal carcere facendo un patto: il nipote deve trasferirsi a Buenos Aires per diventare un aspirante agente della Policía Bonaerense. E così accade; Zapa si trasferisce, trova un appartamento, diventa il protegé del suo superiore, Gallo, intreccia una storia con una donna più anziana di lui, si rende conto della corruzione e dell'assurdità che serpeggia all'interno della polizia, ne diventa parte integrante.
Secondo lungometraggio di fiction dell'ormai ben riconosciuto al di fuori dei confini argentini Pablo Trapero, dopo il debutto con Mondo Grúa, questo El bonaerense è un film ruvido ma intrigante, che mostra l'Argentina rurale e quella metropolitana con tutti i suoi paradossi e le sue contraddizioni, e, so che è troppo comodo dirlo adesso (ma chi segue fassbinder sa che Trapero non l'ho "scoperto" ora), mostra chiaramente che la stoffa c'era. Intuizione, propensione alla violenza "poetica", machismo di facciata esibito in realtà per denunciare questa ulteriore piaga, realismo come detto prima ruvido, denuncia sfacciata della corruzione dilagante, ispirato dai grandi classici, El bonaerense è un film ottimo, che mostra un regista già maturo, solo alla ricerca di mezzi più importanti. Cast sconosciuto ma tutto splendidamente credibile.
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