Viaggio sola - di Maria Sole Tognazzi (2013)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Roma, oggi. Irene è una ultra-quarantenne, piacente ed elegante, che di mestiere fa l'ispettrice d'alberghi di lusso, "ospite a sorpresa", come lo chiamano in gergo gli albergatori. Gira il mondo accumulando miglia aeree, per soggiornare in alberghi a 5 stelle superior o in splendidi resort di lusso, compilando check list, scrivendo recensioni, controllando con guanti bianchi, non appena il facchino le ha deposto la valigia ed illustrato il funzionamento dell'impianto elettrico e le facilities, se c'è anche solo un filo di polvere nei posti più irraggiungibili, annusa l'essenza diffusa nella hall e nei corridoi, gli accappatoi, osserva se anche gli ospiti più goffi e visibilmente fuori posto vengono trattati con lo stesso riguardo di quelli che facendo gli spacconi si spacciano per "ospiti a sorpresa" senza esserlo realmente. Alla fine del soggiorno, all'occorrenza, si fa ricevere dal direttore e lo rimprovera per le mancanze del personale o dell'albergo.
Ma Irene è anche una donna. Una donna sola che vive la sua vita in maniera appagante, con pochi amici scelti, tra cui la sorella, Silvia, donna sposata con un musicista, coppia che sta attraversando la crisi dell'indifferenza e dell'abitudine del rapporto di coppia ormai diventato scontato, e l'ex fidanzato Andrea, adesso amico vero, gestore di un'azienda ortofrutticola biologica; Irene ha poco tempo per riflettere sulla sua solitudine, ma ogni tanto, le capita. La sua famiglia è completata dalle amate nipotine, le due figlie di Silvia e Tommaso.
La sua vita procede tra aerei, aeroporti ed alberghi, finché Andrea le comunica che Fabiana, una donna con la quale si sta vedendo da poco tempo, è rimasta incinta. Lei vuole tenere il bambino anche se Andrea non se ne volesse interessare.
Devo confessare che ultimamente mi sembra che il cinema non proponga film esaltanti, e quindi è pure per questo che leggete poche recensioni (sempre se così si possono chiamare i miei scritti in proposito) di film in uscita al cinema; ma, visto che stamattina in radio ho sentito un'intervista alla regista e ad una delle sceneggiatrici, e che il film veniva proiettato al cinema vicino casa mia, sono andato. E devo dire che mi sono un po' pentito di non aver visto gli altri film della figlia del grande Ugo. Ora, intendiamoci, non che questo Viaggio sola sia un capolavoro; ma almeno, nel desolante quadro italiano, se si escludono quei due o tre registi davvero di caratura internazionale, spicca come un gioiellino sobrio, ben diretto da una regista attenta anche alle recitazioni, fatto di dialoghi mai banali, e non eccessivamente parlato (come piace a noi). Da aggiungere inoltre, che sono presenti dialoghi anche piuttosto lunghi, visto il lavoro della protagonista, sia in francese che in inglese, e che, grazie a Dio, sono stati sottotitolati.
Per quanto riguarda il senso del film, è decisamente un lavoro femminile, diretto a "riscattare" l'immagine della donna single, e a denunciare, finalmente anche in Italia, il luogo comune che le persone debbano per forza seguire il classico percorso scuola-lavoro-fidanzamento-matrimonio-figli; proprio per questo, l'ho sentito un po' anche mio, eseguendo un personale lavoro di forzatura ed estensione dal femminile al maschile (particolarmente apprezzato lo scambio di battute tra Irene e Andrea sul cinema da soli la sera). Senza troppa filosofia spicciola, la Tognazzi dice tante cose senza per forza farle dire ai suoi protagonisti, e mette in scena, al tempo stesso, situazioni piuttosto normali, e un mestiere (quello di Irene) davvero poco conosciuto, in tutti i suoi curiosi particolari. Le si perdona, quindi, qualche eccesso estetico di troppo, qualche indulgenza sui paesaggi o sui particolari scontati.
Il cast, adesso. Ero terrorizzato, letteralmente, andando a vedere un film dove gli attori principali erano Margherita Buy e Stefano Accorsi. Mentre la prima me l'hanno fatta venire a noia a forza di darle ruoli da nevrotica, il secondo proprio non lo posso più soffrire neppure quando ne sento solamente la voce, tipo nello spot di quella casa automobilistica francese. Eppure, l'interpretazione della Buy (Irene), che si carica tutto il film sulle spalle, è una delle più belle e misurate della sua carriera, mentre il personaggio di Accorsi (Andrea) è tutto sommato sopportabile, aiutato dal fatto di essere un adorabile maschio confuso e perfino troppo buono di cuore. Curioso il personaggio affidato al fratello della regista Gianmarco (Tommaso), tagliente la bellezza di Alessia Barela (Fabiana), la quale condivide la scena madre del film con la Buy. Apparizione di Lesley Manville, nome che a qualcuno potrà non dire nulla, ma se ripenso a quel film da pelle accapponata che fu Tutto o niente di Mike Leigh, vorrei farle un monumento. Ecco, qui si nota una certa differenza tra un attore straniero bravo davvero, e un qualsiasi altro italiano considerato bravo.
La colonna sonora è un po' ripetitiva ed abbastanza anonima, la locandina orrenda. Alla fine, seppur non un capolavoro come detto, un film che prova ad uscire dai soliti schemi senza per forza essere sperimentale, ma solo onesto.
2 commenti:
effettivamente vedere un "si può vedere" di fianco a una locandina con la Buy e Accorsi, da te non me lo aspettavo. :9
nemmeno io. non so cosa mi sta succedendo.
:)
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