Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Martin Taylor, giovane e spregiudicato broker di Wall Street, sta per uscire dal carcere dove ha scontato una pena di quattro anni per insider trading. Ancora nel fiore degli anni, vuole ricominciare, seppur andandoci piano, come gli consigliano, per tornare a condurre una vita agiata e tendente al lusso, per riavere indietro tutto quello che gli è stato, secondo la sua visione, tolto ingiustamente. La bella e altrettanto giovane moglie Emily (erano sposati da un anno quando Martin è finito dietro le sbarre) lo ha aspettato con pazienza, diligenza e spirito di sacrificio. Si è trovata un lavoro, è rimasta in ottimi rapporti con la madre di Martin, ha tirato avanti. Ma ha sofferto di depressione, è stata in cura da una psichiatra, ha fatto uso di antidepressivi. Quando finalmente Martin esce, la depressione sembra impossessarsi nuovamente della ragazza, che prova istinti suicidi, e che una mattina, nel garage del loro palazzo, si dirige a tutta velocità verso un muro. Finita all'ospedale, viene presa in cura da un altro psichiatra, il dottor Jonathan Banks, che la vorrebbe trattenere per sicurezza: non è così sicuro che la ragazza non possa essere pericolosa, quanto meno per se stessa. Ma Emily sa come convincere il dottore, e promette di andare in cura da lui tre volte alla settimana. Il patto è fatto, ed Emily torna a casa. Seppur con alti e bassi (sta per tentare nuovamente di suicidarsi una mattina mentre aspetta la metro), Emily continua a vedere il dottor Banks, che nel frattempo si mette in contatto con la precedente psichiatra, Victoria Siebert, che gli segnala un nuovo farmaco, l'Ablixa, che pare fare miracoli. Jonathan tiene ai suoi pazienti, ma sta cercando di guadagnare: doppi turni in ospedale, studio condiviso con altri due soci da privato, ed infine, da qualche giorno, ha accettato di prendere parte ad una sperimentazione su un nuovo antidepressivo, il tutto pagato dalla casa produttrice. Emily ha una ricaduta, poi un'altra, ed un giorno, disperata, approccia Banks mentre sta parlando con la moglie Dierdre, preoccupata per un colloquio di lavoro. Anche Emily ha visto la pubblicità dell'Ablixa, e suggerisce a Banks se non sia il caso di provare anche quello. Il dottore si fa convincere ancora una volta, e lo prescrive alla ragazza. I giorni seguenti, Emily pare trasformata: vivace, piena di energie, ritrova perfino l'intesa sessuale con Martin. Ma gli effetti collaterali si presentano immediatamente: sonnambulismo. Banks prova a contrastarli con un ulteriore farmaco, ma alla fine, il conto si presenta. Emily compie un atto efferato. Banks comincia a dubitare del suo operato. Sarà proprio così?
Per dire, solo a raccontarlo si capisce che Side Effects, ultimo (forse, ma non sono tipo cinque/sei anni che si dice?) film di Soderbergh (ma come scrivono tutti correttamente, il 26 maggio di questo anno andrà in onda su HBO - e dove sennò? - il suo effettivo ultimo film, Behind the Candelabra, su Liberace), non è mica un giochetto stupido, o un divertissement. E', a mio parere, per chi arriva al cinema senza saperne molto, come ho fatto io, una sorta di giallo che ti spiazza e ti sorprende. Prima di tutto perché ti aspetti una denuncia verso le case farmaceutiche e l'abuso degli antidepressivi, ma invece ti ritrovi per le mani un intrigo quasi hitchcockiano, freddo (qui si, concordo con Dantès), calcolato, che effettivamente manca di empatia ma, suppongo, proprio perché non c'è un personaggio che sia uno, per il quale valga la pena di empatizzare. E' un mondo malato ma soprattutto avido, sembra dirci Soderbergh con quella faccia da nerd, e, se è vero quel che dice il dottor Banks a proposito della sua emigrazione dal Regno Unito agli Stati Uniti (in breve "se uno va da uno psichiatra in UK è malato, se ci va negli USA vuole stare meglio"), è anche vero che "One pill can change your life", come recita la tagline del film stesso, e che si prescrivano antidepressivi come se piovesse, è vero pure questo, e bisognerebbe andarci piano.
Detto questo, Rooney Mara (Emily) è bravissima, tanto che Jude Law (Jonathan Banks) fatica a starle dietro in varietà espressiva e sbalzi di umore. A questo punto, aspetto in gloria un film che riunisca le due sorelle Rooney e Kate. Channing Tatum (Martin Taylor) fa arredamento, come pure Catherine Zeta-Jones (Victoria Siebert), e siccome il film è un generatore di sospetti, viene il sospetto che siano stati messi entrambi lì per il lato estetico. Un sacco di facce note nelle parti marginali: David Costabile (Gale Boetticher di Breaking Bad) è Carl, Mamie Gummer (The Ward, The Good Wife) è Kayla, eccetera eccetera. Io mi permetto di segnalare Vinessa Shaw nella parte di Dierdre, moglie di Banks, già nell'orrendo Two Lovers, dove già ebbi a dire che mi ricorda Hillary Swank: me la ricorda tutt'ora.
1 commento:
mi sa che ai tempi di two lovers non ti leggevo ancora, ma concordo: brutto e incredibilmente sopravvalutato
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