Stay Close to Music - Mykki Blanco (2022)
L'ultimo album in studio di Mykki Blanco mi ha un po' deluso, devo essere onesto: sono riuscito (credo) a comprendere parte della sua grandezza, e mi aspettavo grandi cose. C'è chi, come Damien Morris su The Guardian, incolpa il via vai di ospiti: Jonsi, Michael Stipe, Anohni, Saul Williams e altri meno conosciuti. Forse ha ragione, anche se non del tutto: il complesso pare un po' fuori fuoco, non so come spiegarlo meglio. Eccessivamente prolisso, seppur nella sua poliedricità. Per chi non ha dimestichezza, siamo dalle parti dell'hip hop, ma di classe e, soprattutto, fatto da una persona transgender con tematiche liriche che parlano apertamente di omofobia, transfobia, AIDS/HIV e leggerezze del genere. Eppure, si può dare di più.
Mykki Blanco's latest studio album disappointed me a bit, I have to be honest: I managed (I think) to understand some of its greatness, and I was expecting great things. There are those, like Damien Morris in The Guardian, who blame the comings and goings of guests: Jonsi, Michael Stipe, Anohni, Saul Williams and other lesser-known guests. Maybe he's right, even if not entirely: the complex seems a bit out of focus, I don't know how to explain it better. Excessively verbose, albeit in its versatility. For those who are unfamiliar, we are from the hip hop side, but classy and, above all, made by a transgender person with lyrical themes that openly speak of homophobia, transphobia, AIDS/HIV and similar frivolities. Still, more can be given.
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