Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Nel 1939, Stan Carlisle nasconde un cadavere sotto le assi del pavimento di una casa fatiscente prima di darle fuoco. Quella sera, entra in un luna park itinerante e guarda uno spettacolo geek in cui un uomo squilibrato mangia un pollo vivo. Stan incontra l'uomo forte del luna park e gli viene offerto un lavoro temporaneo per la notte. Successivamente viene convinto dal proprietario del circo Clem a restare e inizia a lavorare con "Madame Zeena", la chiaroveggente del circo, e il marito alcolizzato Pete. Stan inizia a corteggiare la collega Molly e le chiede di lasciare il luna park con lui, ma lei rifiuta. Madame Zeena e Pete insegnano a Stan come usare il linguaggio in codice e i trucchi della lettura a freddo nel loro numero, mettendolo in guardia dal fingere di parlare con i morti. Stan scopre anche che Clem assume alcolisti problematici come suoi seguaci, poi dà loro alcol corretto con oppio in modo che restino. Una notte, Pete chiede a Stan dell'alcol e viene trovato morto il giorno successivo.
Basato sull'omonimo (in originale, visto che in Italia Nightmare Alley è stato preceduto da un La fiera delle illusioni, fin troppo didascalico) romanzo di William Lindsay Gresham del 1946, con un cast ricchissimo e un regista dei più "in voga", il film in questione, candidato a quattro Oscar (3 nelle categorie tecniche, ad ogni modo non ne ha vinto nessuno), mi è parso senza dubbio un omaggio ai vecchi film noir, molto patinato e tecnicamente ineccepibile, ma abbastanza fine a sé stesso, oltre che esageratamente prolisso.
Based on the 1946 novel of the same name by William Lindsay Gresham, with a very rich cast and one of the most trendy directors, the film in question, nominated for four Oscars (3 in the technical categories, in any case it won none), undoubtedly seemed to me to be a tribute to old noir films, very glossy and technically impeccable, but quite an end in itself, as well as excessively verbose.
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