No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20091015

arg/uru/bra/par ott 09 - 51

Solo due cose, per cominciare, anche se so che faro' un torto a qualcuno, che dice che non gliene frega niente di quello che mangio quando viaggio (baci): il mamón (scegliere le ultime due voci, sono simili) e formaggio, come dolce, spettacolare, e la mandioca (da noi si trova come manioca) fritta (come le patate), per accompagnare il pasto. Queste sono alcune delle cose che mi rimarranno di San Ignacio, provincia di Misiones, piccola cittadina di circa 6.000 abitanti, cosi' dice Wikipedia, ma a me sembrano troppi, che ho raggiunto da poco, dopo la notte passata in bus tra Buenos Aires e Posadas. La notte e' andata discretamente, se si esclude il tizio nella fila dietro alla mia che ha parlato al cellulare fino a tardi, dopo di che ho scoperto che aveva una tosse e un raffreddore davvero noiosi. Ad essere pignoli, il servizio ultra-mega-lussuoso poteva avere un particolare migliore, ma sara' per la prossima volta. Posadas mi ha dato una impressione scarsa, cosi' ho proseguito subito, mi sono installato in un hotel, che di hotel ha davvero poco: la camera ha 5 letti, in terra c'e' sporco, il bagno e' senza asciugamani e senza carta igienica, ed e' quasi piu' sporco della camera, insomma, spesso meglio un ostello, almeno e' pulito, anche se devi dividere la camera e i bagni. Vabbe', la scelta e' stata dettata da motivi logistici, domattina alle 6,30 devo farmi trovare li' davanti, quindi non avevo voglia di fare troppa strada. Le cose curiose, a parte quelle dette in apertura, sono altre. Per la prima volta, pagando l'hotel con la carta di credito, mi e' successo che l'sms di conferma dell'operazione non sia arrivato immediatamente: ci ha messo almeno un'ora. Poi, visto che non avevo molto da fare, a parte riposare, mangiare, e caricare i cellulari (ho il mio e uno che mi ha prestato la famiglia di Juli, per comunicare con loro), ho deciso di cercare una lavanderia che potesse lavarmi le poche cose sporche che ho: 2 paia di calzini, 1 paio di pantaloncini corti con i quali dormo, 1 paio di mutande e 1 t-shirt. Bene, qui e' cominciata una storia. Sul retro della porta della camera c'e' la pubblicita' di una lavanderia. Scendo, chiedo dov'e' e non me lo sanno dire. Uno del ristorante convenzionato con l'hotel mi dice di chiedere alla singora del kiosko di fronte. La signora mi dice che quelli dell'hotel hanno il telefono di quella che fa la "lavandaia", e che lei non fa questo servizio. La ragazza che spunta da dietro le "quinte" mi spiega di andare dall'altra parte del paese. Vado. Non trovo niente. Chiedo di nuovo e mi indicano una strada. Non la trovo, o meglio, la trovo ma non vedo niente di scritto. Chiedo un altro paio di volte, e capisco che devo suonare ad una casa "normale". Ma non c'e' nemmeno il campanello. Chiamo una, due, tre volte, poi appare una signora sorridente, alla quale spiego cosa voglio, e lei mi dice se va bene per le 18,00 (sono quasi le 13,00), e io dico si e saluto. Fantastico. Poi mangio, e provo queste due cose. Verso la fine del pranzo nel ristorante appare la ragazza che stava dietro le quinte del kiosko, e le dico che ho trovato la lavadora, ma da un'altra parte, lei mi dice che si, e' un'altra signora che fa questo servizio.

La temperatura e' decisamente piu' alta che in Uruguay e a Buenos Aires, ma il tempo e' incerto, e si vede che ha piovuto molto. L'antropologia della gente e' molto "india", mi sto spellando in testa che e' una bellezza, e la vita qui sembra scorrere con una lentezza estrema. Quando sono entrato in questo altro albergo, che fa anche da internet point e locutorio per telefonate, chiedendo di usare internet, la tizia mi ha avvertito che il collegamento e' lento. E devo dire che non e' piu' lento di altre volte, nelle quali non mi hanno mai avvertito.

Vedo passare degli adolescenti qui davanti, e mi viene in mente una cosa che avevo dimenticato di dirvi. Va molto, ovviamente, la frangia che noi definiamo emo, fra i maschietti adolescenti. Il figlio piu' grande di Jorge (Piriapolis), Nico, mi ha spiegato che non e' emo, perche' lui non si taglia e non si trucca, ma si definisce flogger. Cosi' magari avete imparato un'altra cosa pure voi. Occhio che questa tendenza e' nata proprio in Argentina. Se ci capite, date un'occhiata anche alla pagina di Wikipedia in castigliano.

Nessuna nuova foto, ma sappiate che ovviamente l'ambiente circostante e' cambiato, e' molto verde, ci sono piante ad alto fusto, si va verso la selva. Siamo molto vicini al confine col Paraguay, in una zona ricca di corsi d'acqua, anche di grande portata.

Alla prossima.

2 commenti:

scoppe ha detto...

quindi il mi figliolo sarebbe un flogger inconsapevole?

jumbolo ha detto...

e' probabile....leggo meglio...e poi e' un po' che non lo vedo, s'e' fatto la frangia?
bene
se avessi i capelli me la farei anch'io ora come ora