No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110523

l'albero della vita


The Tree Of Life - di Terrence Malick (2011)

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: mattonata dell'anno

Stati Uniti d'America, anni '50. Gli O'Brien sono una famiglia apparentemente felice: una coppia bellissima, con tre bambini maschi dagli undici anni in giù. In realtà, marito e moglie sono quanto di più distante ci possa essere: lui è duro, severo, quasi militare con i figli, insegna loro a fare a pugni per non soccombere, li vuole educare a non mollare mai, a fare qualsiasi cosa, a combattere duramente per avere il sogno americano. Lei è dolcissima, eterea, delicata, compassionevole, accomodante. Ha una fede inattaccabile in Dio, ogni cosa che fa è al servizio di quell'idea, così come quella di vivere nella Grazia per guadagnarsi la vita eterna; di conseguenza, i figli, che le vogliono un bene infinito e che presso di lei trovano un rifugio sicuro dalla durezza del padre, apprendono da lei ad essere altruisti, buoni, e si tormentano quando formulano pensieri cattivi.
Poi, un giorno, una notizia sconvolgente travolge l'idillio apparente. Qui, la narrazione si interrompe, e, rimanendo sugli O'Brien, torna indietro, a quando Jack, il figlio maggiore, inizia a prendere coscienza della natura prepotente del padre, che si manifesta anche con la madre, e, in alternativa, ci fa vedere, o meglio, intravedere, Jack adulto, sposato, con un lavoro e una posizione di prestigio, ma che conserva l'inquietudine del passaggio tra l'infanzia e l'adolescenza.
E poi, forse prendendo lo spunto di partenza dalla fede della signora O'Brien, o forse solo portando a termine un progetto che Malick ha sempre avuto in testa, c'è ancora un altro livello narrativo.

Certo, a ripensarci, questo nuovo film di Malick (Il quinto in 38 anni, tanto per chiarire di che tipo stiamo parlando), il timido, l'invisibile, il riservato, l'inafferrabile, è senza dubbio ambizioso, da una parte, e questo pare essere piaciuto a molta critica, e, nelle parti in cui si fa cinema, e non documentaristica, fatto non bene, molto ma molto di più. Questo bisogna dirlo, per cui chi è appassionato di cinema a questi livelli, tecnica, ambizioni alte, prima o poi dovrà vederlo: è condannato, diciamo.
Quello che davvero non comprendo è come un regista di questo calibro si sia messo in testa di mescolare LA domanda (O meglio, LE domande: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, chi governa il tutto. In breve, il senso della vita) e pensare che avrebbe funzionato, alternandola con una storia tutto sommato usuale. Quello che si deve spiegare bene, perché qui non si tratta di rivelare l'assassino o di fare spoiler, anche perché chi si interessa di cinema lo sa ormai da un paio d'anni, è che Malick alterna alla storia degli O'Brien, quella del mondo, con un Bignami visivo (Big Bang, le prime forme di vita, l'evoluzione), e quella, sbrigativa, della fede, partendo dalle preghiere della signora O'Brien, e dopo aggiungendo le inquietudini del figlio Jack, concludendo con quello che, se vi sforzate un pochino, potrete benissimo immaginare.
Senza svelare nulla, naturalmente. Perché, alla fine, il problema vero è questo: non c'è risposta, a quella domanda. E, tra l'altro, mischiare l'evoluzione con la fede, potrebbe pure far innervosire qualche cattolico duro e puro, sempre che non siano troppo impegnati a criticare Habemus Papam senza averlo visto; a parte questo, le due cose non sono granché compatibili, come ogni persona sana di mente sa benissimo.
E dunque siamo qui a parlare di un progetto che non sta insieme, in realtà, mentre praticamente il 95% dei critici gli dà il massimo dei voti, e quelli che vogliono fare gli spiritualoni parlano di must. Ed è un vero peccato, in realtà, perché che Malick sappia di cinema, per chi ancora non fosse convinto, si evince anche dalla visione di questo The Tree Of Life, naturalmente nella parte "reale", nella storia degli O'Brien, con attori perfetti (Bravi davvero tutti, Brad Pitt, Jessica Chastain, bellezza medievale, Sean Penn col suo ciuffo ribelle, superbo Hunter McCracken che interpreta Jack da bambino) e la telecamera che fa volare gli occhi dello spettatore sopra, sotto, dentro le scene (ma anche quando si concede parentesi naturalistiche, fin quando si limita a divagazioni che rimangono nei tempi della storia, va più che bene), dove l'occhio del regista accarezza la scena, la rivolta come un calzino, e dove la mano del Malick sceneggiatore tratteggia un personaggio, Jack, magnifico, lo disseziona, e, pensate un po', nonostante il tema portante sia il rapporto di amore/odio con il padre, la parte riuscita ancor meglio è quella delle prime pulsioni sessuali del bambino, raccontate e descritte con un tocco superlativo. Per non parlare della fotografia, pressoché perfetta.
E' l'altra parte, quella da National Geographic, oltre a quella conclusiva, dove il regista sbraga definitivamente, che lascia interdetti, con l'amaro in bocca, ed un forte disappunto.

2 commenti:

Filo ha detto...

Bellissimo film, ma troppo prolisso. Comunque è grande cinema.

jumbolo ha detto...

si, grande cinema, unito a grande documentario.