No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110419

abbiamo il papa


Habemus Papam - di Nanni Moretti (2011)

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Giudizio vernacolare: un affonda


Città del Vaticano: è appena morto il papa polacco. Dopo le esequie, il conclave si riunisce. Cominciano le votazioni, mentre fuori i fedeli si accalcano in attesa del nuovo pontefice, e i giornalisti trattano la cosa come se fosse un evento sportivo, con i favoriti e le percentuali.

Le prime due sono fumate nere: i "favoriti" pressappoco si equivalgono. Alla terza votazione, improvvisamente, i voti si orientano quasi tutti su un cardinale fino ad allora mai votato, il Cardinal Melville, che reagisce incredulo, quasi non rendendosi conto di quello che sta accadendo. Viene dunque eletto papa, ma quando il Cardinale protodiacono lo annuncia per la Benedizione Urbi et Orbi, dalla loggia di San Pietro, Melville viene assalito dal panico, e tutto si ferma, perché, in pratica, il conclave non è concluso, i Cardinali non possono avere contatti con l'esterno, e Melville appare bloccato.

Vista la situazione di stallo, viene convocato d'urgenza uno psicologo, "il più bravo", tale Brezzi, che è però impossibilitato a fare qualcosa in breve tempo. Il portavoce di Stato prende quindi la situazione in mano: Brezzi rimane confinato insieme ai Cardinali, isolato dal resto del mondo, e Melville, in "incognito", viene portato dalla ex moglie di Brezzi, altra psicoanalista, anche lei molto accreditata. Ma pure lei non può fare miracoli in breve tempo. Uscito dallo studio, il nuovo papa dice al portavoce che ha bisogno di fare una passeggiata, e durante questa...


Nuovo film per Moretti, che ha già scatenato polemica, che è già divertente così a raccontarlo. Anzi, mi viene quasi da dire che è più divertente raccontato che visto. Ma, come si suol dire, andiamo con ordine.

Molto ben fatto dal punto di vista tecnico, soprattutto nella parte vaticana, con un inizio fatto con immagini di repertorio (il vero funerale di Wojtyla) alternate a riprese aeree di San Pietro e Città del Vaticano, una sontuosa ricostruzione della Cappella Sistina (a Cinecittà) per il conclave, meno incisivo quando si esce dal Vaticano e leggermente deficitario nelle scene affollate, il nuovo Moretti è divertente, fa sorridere, non ridere (ma del resto, la sua cifra stilistica è questa), e poggia su due interpreti che recitano splendidamente la loro parte, attorniati da grandi caratteristi. Moretti stesso, nei panni dello psicologo Brezzi, interpreta il suo solito personaggio (e sicuramente talune fisse sono decisamente sue, nel senso che ce le ha pure nella vita vera), impostato, ateo, cavilloso, pungente, ma decisamente spassoso, e fortunatamente la sua parte viene limitata dall'altra, quella sontuosa di Michel Piccoli nei panni di Melville, davvero straordinario nella sua sofferenza non fisica, ma perfettamente espressa con il viso e con il corpo. Questi due personaggi diventano le linee guida, i due registri del film, quello comico (Brezzi) e quello esistenziale (Melville), che si alternano.

Ora, l'idea, come detto in apertura, è interessante, oltre che divertente. Ma il film, nonostante abbia già letto che qualcuno lo accoglie come un capolavoro, a mio giudizio ha diversi difetti, pur rimanendo un film che si lascia guardare senza troppi sforzi, addirittura anche per chi non è propriamente un morettiano.

Il "palleggio" delle due linee guida di cui sopra, sembra impedire l'approfondimento di entrambe, che pur hanno spunti che lasciavano presagire grandi cose: il confronto tra lo psicologo ateo e i Cardinali, le frecciate pungenti di Brezzi, l'idea del torneo di pallavolo (poi rovinosamente sciupato da un'eccessiva durata e una sovrabbondanza di ralenti: passa così dall'essere potenzialmente il punto più alto del film, ad essere in verità il momento più noioso), la dipendenza dei Cardinali dai farmaci, le loro ossessioni, mentre dall'altra parte c'è la paura dell'enorme responsabilità, il guardarsi indietro, la riflessione, appena accennata, se non si sia scelto una strada tutto sommato facile e spianata, per rivalsa rispetto ad una delusione cocente nelle proprie aspirazioni reali, il contatto con la gente "normale" raffrontato ad una vita agiata, seppur in qualche maniera ascetica, che allontana non poco da quella "di tutti i giorni".

Lega i due registri la parte di Jerzy Stuhr (il portavoce), che si inventa anche una delle trovate buffe del film, una situazione dalla quale scaturisce il momento più bello: quando il Vaticano (e non solo) si riempie delle note di Todo cambia, nella eccezionale versione di Mercedes Sosa (in realtà l'originale è del cileno Julio Numhauser).

Come detto prima, tutti bravi i caratteristi che circondano questi tre attori, soprattutto quelli che interpretano i vari Cardinali. C'è pure Margherita Buy nei panni dell'analista ex moglie di Brezzi, anche se continuo a non capire come mai deve esserci, nella stragrande maggioranza dei film italiani.

Film che mi ha lasciato un che di irrisolto, potenzialmente devastante sia nel registro introspettivo che in quello divertente, ma che non riesce ad affondare né in un senso, né nell'altro.

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