No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110501

victimisation


Persecuzione - Il fuoco amico dei ricordi - di Alessandro Piperno (2010)

Iniziamo con una sorta di ammissione di colpevolezza. Questo libro di Piperno, del cui primo libro avevo parlato piuttosto male, non mi è affatto dispiaciuto. Proseguiamo.

Siamo nel 1986, in piena era craxiana. In una lussuosa villa dell'Olgiata, quartiere bene di Roma noto alle cronache per un delitto risolto dopo vent'anni, si consuma un dramma. Leo Pontecorvo, ebreo romano proveniente da famiglia benestante, illustre oncologo pediatra nonché professore di università alla soglia dei cinquanta anni, sposato con Rachel, altra ebrea romana proveniente però da famiglia di arricchiti, famiglia completata da due bambini preadolescenti, Filippo e Samuel, stanno cenando davanti alla televisione, quando il telegiornale spara la notizia. Il professor Pontecorvo, dopo sospetti di evasione fiscale e favoritismi vari, è accusato del più vile e vergognoso dei crimini: di aver avuto una relazione con Camilla, la fidanzatina dodicenne del figlio secondogenito Samuel.
E' vero? Non è vero? E quale sarà la reazione dei protagonisti?

Lo stile di Piperno, come detto, lo conoscevo già, e non l'avevo apprezzato molto. Qua, se possibile, si espande. Ed il sottotitolo del romanzo, Il fuoco amico dei ricordi, che altro non è se non il titolo complessivo del dittico, che pare sarà completato ed edito a breve, da un altro libro su questo filone, è esplicativo di quello che "accade" in Persecuzione: l'azione è minima, dopo l'incipit, tutto si svolge nel passato, appunto, nel fuoco amico dei ricordi. E lo stile pomposo, verboso, ampolloso, prolisso, a tratti ridondante dell'autore, asseconda il crogiolarsi (o il torturarsi) del protagonista attraverso il flusso della memoria, che al lettore invece serve per orientarsi nella storia, per figurarsi i protagonisti ed il susseguirsi degli avvenimenti, immaginarsi i passaggi non raccontati.
Il risultato, aggiungerei in maniera sorprendente, è un libro che incuriosisce e si fa leggere con una discreta scorrevolezza, trasportando il lettore in un mondo, che è un po' sempre quello di Con le peggiori intenzioni, e che evidentemente Piperno conosce a menadito, specchio di un'Italia che, se possibile, è andata, in questi ultimi venticinque anni, ancor più in quella direzione.
Giudizio positivo e senza riserve.

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