Scandinavia, verso la fine dell'VIII secolo. Il giovane ed aitante Ragnar Lodbrok è un vichingo con un'immensa sete di conoscenza, più che di conquista. Sposato con la shieldmaiden (donne guerriere) Lagertha, che gli ha dato due figli, Bjorn e Gyda, Ragnar è convinto che navigando verso Ovest si incontrerebbero terre sconosciute all'epoca, ma ricche di tesori e di altre civiltà. Nonostante la decisa opposizione dello jarl (una sorta di titolo nobiliare scandinavo, paragonabile a quello di conte) locale, Haraldson, un uomo di vedute ristrette che comanda in maniera a volte dispotica, ma che nasconde una profonda tristezza interiore, Ragnar, aiutato dall'amico Floki, un costruttore di navi senza dubbio particolare, una figura a metà tra lo sciamano e il matto del villaggio, ma molto bravo nel suo lavoro, e spalleggiato dal fratello Rollo (un personaggio viscido, che inizialmente pare invaghito di Lagertha), Ragnar fa costruire un nuovo tipo di longship, raduna un piccolo gruppo di persone fidate, e salpa contro gli ordini di Haraldson alla volta di un tratto di mare inesplorato fino ad allora, guidato da un nuovo tipo di apparecchio di orientamento, una rudimentale bussola. Ragnar e i suoi sbarcano nella zona della Northumbria, individuando un monastero, quello di Lindisfarne, attaccandolo, saccheggiandolo, terrorizzando la popolazione locale, uccidendo molte persone, e facendo dei prigionieri (questa razzia si basa sulla prima "apparizione" storicamente documentata dei Vichinghi nel Regno Unito, e darà il via all'età vichinga). Ragnar, pur rispettando l'indole violenta dei compagni, si dimostra un condottiero dal polso fermo, e dalle capacità tattiche superiori. La sua sete di conoscenza lo porta a consegnare per intero i proventi del saccheggio ad Haraldson, al quale si presenta spontaneamente al loro ritorno, pur di ottenere la sua benedizione per ulteriori spedizioni, e ad "adottare", più come collaboratore domestico che come schiavo, il monaco Athelstan, uno dei prigionieri di Lindisfarne, con il quale stabilirà un rapporto particolare, che si rivelerà interessante dal punto di vista dello scambio di conoscenze linguistiche e religiose. Il nome di Ragnar comincia a diffondersi per l'intera Scandinavia, e oltre, destinato a diventare una figura leggendaria.
Beh, dovete scusarmi, ma una serie televisiva sui Vichinghi, per di più con i titoli di testa "ricavati" su un pezzo micidiale di Fever Ray (tanto per rimanere in Scandinavia), era destinata a piacermi per forza. Forse non ve l'ho mai confessato, ma sono un appassionato di storia, e i Vichinghi sono probabilmente una delle civiltà che più mi affascina; in un'orgia di accostamenti inusuali, ecco perché mi piacevano i Manowar e mi piacciono i viaggi nei luoghi che hanno ospitato, una volta, le gesta di quel popolo del Nord Europa. A tutto ciò, si è aggiunta, improvvisamente quando ho saputo che era partita questa serie, la curiosità di vedere il primo tentativo di History nel campo delle serie televisive.
La scelta di Michael Hirst non è casuale; lo sceneggiatore inglese è l'autore dei due Elizabeth e della serie tv The Tudors. Vikings, come correttamente fanno notare diversi critici, non ha le ambizioni di Game of Thrones o le sottotrame influenzate da Shakespeare di Sons of Anarchy, ma è una buona serie, che, non senza ingenuità e sbavature (a me, personalmente, non piacciono le scene oniriche, che vengono usate spesso per giustificare la parte "didattica", sulla religione vichinga), riesce a calare lo spettatore nella realtà che vuole descrivere. E, sinceramente, importano fino ad un certo punto le inesattezze storiche: anche Thor Heyerdal si sbagliava su molte cose (l'accostamento deriva dal fatto che il museo del Kon Tiki e quello delle navi vichinghe, entrambi a Oslo, non sono molto distanti tra di loro). Ultima sottolineatura sui difetti della serie: la confusione linguistica. L'inglese è la lingua base (tra l'altro, alla maggioranza degli attori, anche se di lingua inglese, viene chiesto di recitare con accenti marcati), ma questo genera una totale confusione quando i Vichinghi arrivano nel Regno Unito, con alcune battute in norreno per ristabilire le distanze; ma, in effetti, non riesco a dare completamente ragione a chi sostiene, ad esempio, che in Game of Thrones ci sono intere scene recitate in dothraki: sono appunto, solo alcune scene, così come quelle con i caratteri di lingua inglese in Vikings, girare il 90% della serie in norreno sarebbe stato probabilmente devastante per l'audience.
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Interamente girato in Irlanda, soprattutto in esterni, decisamente mozzafiato, la prima stagione, fatta da "soli" nove episodi, finisce con una serie di cliffhanger che definirei accennati, quasi light, costruiti con l'avanzare della stagione, ma che ugualmente lasciano lo spettatore in ansia; la serie è stata rinnovata per una seconda stagione di dieci episodi, e bisognerà attendere i primi mesi del 2014 per poterla vedere.
Per me, l'ingresso di History nel mondo delle serie tv è decisamente positivo, e Ragnar Lodbrok è il mio jarl.
1 commento:
uno dei miei preferiti!
aspettiamo la seconda serie!
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