No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20181211

Deaf

Deafheaven + Inter Arma, TPO, Bologna, 12 ottobre 2018

Di ritorno da una settimana lavorativa in Belgio, atterro a Borgo Panigale per essere in orario per la seconda data in terra italica dei San Franciscan Deafheaven, che portano in tour il loro splendido quarto album Ordinary Corrupt Human Love. Fatico un po' per trovare un parcheggio, quindi mi perdo una parte dell'esibizione della band di apertura, i massicci Inter Arma da Richmond, Virginia, con un batterista monumentale, che detta i tempi (e i controtempi) di un impressionante sludge metal dalle venature blackened. Molto buoni, senza dubbio da ascoltare, per le orecchie più ruvide. Sono, come mi capita spesso ultimamente, visto che da diciamo un anno o poco più sto riprendendo l'abitudine di andare per concerti, per la prima volta (per me) in uno spazio dedicato (anche) alla musica, esattamente al TPO di Bologna, uno stanzone pieno di persone giovani e sorridenti, dove alle pareti sono affissi dei volantini antimolestie davvero encomiabili. E però arrivano le 23, e i cinque Deafheaven salgono sul palco, attaccando duramente con una Honeycomb che mette subito le cose in chiaro. George Clarke, voce e potremmo dire anima della band, è una figura che si dimostra da subito carismatica. Alto, in forma fisica invidiabile, in movimento costante, indossa una camicia scura che, dopo pochi secondi, gli si attacca alla pelle in quanto madida di sudore. La voce non mostra mai cedimenti, e tra una canzone e la seguente ringrazia ed introduce. Verso la fine inviterà il pubblico a "mantenere l'energia positiva" che secondo lui si è creata. Il resto della band svolge diligentemente il proprio lavoro, sezione ritmica dinamica, senza sbavature e senza dubbio di un livello tecnico valido, le due chitarre che si intrecciano neanche fossero quelle dei Judas Priest. Sono dei bravi ragazzi (e non nel senso "mafioso" del termine) che stanno cercando, e forse ci sono già riusciti, di creare un genere. O almeno, un sottogenere. Mi pare che ci stiano riuscendo, e il live di stasera lo conferma.


The 23 o'clock arrives, and the five Deafheaven rise on the stage, attacking harshly with a Honeycomb that immediately sets the record straight. George Clarke, voice and we could say soul of the band, is a figure that immediately proves charismatic. Tall, in an enviable physical form, in constant motion, he wears a dark shirt that, after a few seconds, attaches to his skin as it is soaked with sweat. The voice never shows yielding, and between a song and the following, he thanks and introduces. Towards the end he will invite the public to "maintain the positive energy" that it has been created. The rest of the band diligently performs their work, dynamic rhythm section, without smudging and without doubt of a valid technical level, the two guitars that interweave like those of Judas Priest. They are good guys (and not in the "mafia" sense of the word) who are looking for, and perhaps they have already succeeded, to create a genre. Or at least, a subgenre. I think they are succeeding, and the live tonight confirms it.

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