5 Broken Cameras - di Emad Burnat e Guy Davidi (2013)
Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Emad Burnat è un giovane contadino palestinese di Bil'in, un villaggio vicino a Ramallah, in Cisgiordania (West Bank). Insieme alla moglie, Soraya, anche lei palestinese ma cresciuta in Brasile, vivono modestamente vicino alla famiglia di Emad e ai suoi più cari amici. Hanno tre figli, Mohammed, Yasin e Taky-Adin, e appena nasce il loro quarto pargolo, Gibreel, a Emad viene regalata una telecamera, con la quale, da autodidatta, si impegna a documentare la crescita di Gibreel. Mentre Emad diventa sempre più esperto nell'uso della telecamera, fino ad essere riconosciuto come il cameraman del villaggio, che documenta feste ed avvenimenti importanti, Bil'in viene "espropriato" da buona parte delle sue terre: sta prendendo corpo la costruzione del muro israeliano, che passa vicinissimo a Bil'in, e che quindi, a causa della sua costituzione (come recita la scheda Wikipedia, "una successione di muri, trincee e porte elettroniche", quindi un qualcosa che prende molto spazio anche in larghezza, ben più che in altezza) priva delle già povere terre i contadini palestinesi. Non ultimo, l'insediamento israeliano (secondo la comunità internazionale, fuorilegge) di Modi'in Illit (il più popoloso insediamento israeliano nella West Bank) completa, secondo i palestinesi, l'usurpazione delle terre che, sempre secondo i palestinesi, appartenevano a Bil'in.
Ecco quindi che il movimento spontaneo di protesta degli abitanti di Bil'in, al quale si aggregano sostenitori provenienti da tutto il mondo, perfino da Israele, nasce quasi contemporaneamente a Gibreel. Emad, nel corso di 6 anni di vita di Gibreel, e di ben cinque telecamere, documenterà i fatti che sono accaduti tra il 2004 ed il 2010, così come l'infanzia di Gibreel e dei suoi fratelli più grandi.
Devo dare ragione all'amico Massi, che già da un po' mi sollecitava a prestare più attenzione alla categoria documentari, specialmente quando si arriva vicini all'assegnazione degli Oscar dell'Academy. Anche se quasi sempre risultano inediti in Italia, e quindi non facili da reperire, necessari quindi di uno sforzo, visto che quasi mai sono in italiano o sottotitolati nella lingua di Dante, meritano decisamente lo sforzo. Questo 5 Broken Cameras, mirabile collaborazione tra un palestinese non violento (Burnat) ed un israeliano illuminato (Davidi), è una sorta di diario costruito ottimamente, che trasmette probabilmente la stessa impotenza che sente il popolo palestinese, e al tempo stesso non fa sconti all'esercito israeliano, decisamente disinteressato a mantenere la pace. Burnat nasce come cameraman dilettante, ma presto le sue riprese fanno il giro del mondo e diviene un freelance usato da varie agenzie di informazione internazionali. Avvicina Davidi (già esperto documentarista) nel 2009, e l'opera prende una forma ed una direzione diversa, dando maggior spazio alle reazioni della famiglia di Emad, plasmando il parallelo tra la protesta non violenta e la crescita di Gibreel, fino all'introduzione di Emad stesso come personaggio, e quindi utilizzando altri cineoperatori (tra i quali Davidi stesso).
5 Broken Cameras è un'opera asciutta e naturalmente realistica al massimo, dal tocco al tempo stesso rude e dolcissimo; la voce fuori campo di Emad filosofeggia mai a vanvera, e "costruisce" un personaggio, quello del figlio Gibreel, che tocca anima e cuore. Un (altro) bell'applauso.
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