La migliore offerta - di Giuseppe Tornatore (2013)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Virgil Oldman è un uomo solo. Più che benestante, è probabilmente il più famoso e ricercato battitore d'aste al mondo; abituato a vivere in ambienti lussuosi, non è uno spendaccione ed è un grande amante dell'arte che vende conto terzi. Ama l'arte al punto che, assieme al vecchio amico Billy, organizza regolarmente degli acquisti di dipinti messi all'asta tramite lui, spesso anche mentendo sul loro reale valore. Sono sempre ritratti di donna, che Virgil conserva in una stanza segreta nella sua casa, elegante, enorme e vuota; in quella stanza, Virgil si reca quasi ogni giorno, a contemplare la bellezza. A parte Billy, Virgil ha una specie di amicizia con Robert, un giovane che gestisce un laboratorio dove ripara di tutto; Robert ricorda a Virgil la sua giovinezza, e il motivo scatenante della sua passione per l'arte.
Scontroso con chi non conosce e con chi non reputa alla sua altezza, Virgil per sbaglio riceve una telefonata da una giovane donna, Claire Ibetson, che pensa di parlare con il suo segretario, e sostiene di aver urgente bisogno di parlare direttamente con Virgil. I suoi genitori sono entrambi deceduti, e a lei è rimasta l'antica villa di famiglia dove i genitori hanno accumulato ogni genere di opere collezionabili. Il padre le ha fatto promettere che, nel caso volesse disfarsi di tutto, avrebbe dovuto incaricare solo Virgil Oldman della stima e della eventuale messa all'asta. Inizialmente infastidito, Virgil accetta l'incarico non proprio con gioia, ma il comportamento della giovane scatena una sorta di morbosa curiosità nell'uomo. Claire si nega, non si presenta agli appuntamenti, comunica con telefonate ad ore strane, e in qualche modo riesce a far si che la stima da parte di Virgil inizi senza che lui abbia potuto parlare con lei di persona. Pian piano, Claire rivela all'uomo di soffrire di agorafobia, e comincia a comunicare con lui attraverso una parete della villa, dietro la quale c'è un piccolo appartamento dove Claire passa il suo tempo a meno che la villa non sia interamente sgombra da presenze umane. Virgil comincia a nutrire un sentimento attrattivo verso la giovane senza volto, ed inizia a confidare le sue incertezze a Robert, che gli consiglia di ingannare la giovane per poterla finalmente vedere.
Comincio a pensare di avere un problema con certi registi, tra l'altro non con registi che si somigliano. Tornatore è uno di questi registi, e quasi sempre i suoi film, seppure abbastanza validi, non mi piacciono. E' il caso di questo nuovo La migliore offerta, nel quale recita da protagonista il grande Geoffrey Rush nei panni di Virgil Oldman, rilasciando una prova come al solito validissima, impersonando un uomo solo che affoga nella sua solitudine fino a diventarne accecato.
Girato in inglese in location mitteleuropee (oltre a Roma, Parma e Milano ci sono Bolzano, Merano, Praga, Vienna e Trieste), il film racconta una storia fondamentalmente triste senza però riuscire a commuovere o a coinvolgere più di tanto. Personalmente, inoltre, ho trovato che alle location non sia stata adeguatamente resa giustizia dalla fotografia, che scade particolarmente di tono negli interni della villa. A parte Rush, le altre interpretazioni non mi sono sembrate esaltanti, ivi compresa quelle di Donald Sutherland (Billy) e di Jim Sturgess (Robert). Decisamente incolore quella della ex modella olandese Sylvia Hoeks (Claire), mentre mi appello all'ingiudicabilità per eccesso di figaggine riguardo a quella di Liya Kebede, qui nei panni di Sarah (la fidanzata di Robert), già intravista in Lord of War e protagonista di Desert Flower.
4 commenti:
concordo ale, con quanto scrivi!
a parte la lentezza, il film sembra non decollare mai!e mi è sembrato super scontato e davvero poco coinvolgente!
Siamo in linea anche per quanto hai scritto per The master e Django!sopravvalutati! ;-)
mi fa sempre piacere trovare riscontri, anche se devo dire che con te succede spesso (ma ricordo un clamoroso disaccordo, e mi è rimasto impresso, su "lasciami entrare", chissà se ti sei ricreduta).
Su The Master vedo che non siamo i soli, mentre per Django sarà più dura, ho già trovato un paio di ammiratori, ma con Tarantino è sempre dura dargli contro.
ampliando lo sguardo, fa sempre piacere, e parlo a tutti, non solo a Giulia, avere riscontri, anche se sono in disaccordo, sulle recensioni.
"l'ingiudicabilità per eccesso di figaggine" mi piace molto come metro di giudizio. Mi ritrovo anch'io ogni tanto in questa situazione.
Filo, ti ringrazio per aver notato questa chicca che, lo ammetto, mi era piaciuta molto scrivendola.
Diciamo che attendo una ulteriore prova per la tipa. E' figa in un modo pazzesco, proprio oltre, doppiata naturalmente nun ze po' sentì, mentre in desert flower, visto con Massi e Syl a casa loro, era offuscata dalla prova decisamente sopra le righe di Sally Hawkins per un tratto, ma in definitiva nel complesso se la cavava discretamente per essere esageratamente figa. Segno buono, perché per esempio, ed è un esempio classico che secondo me va sempre bene per giudicare le fighissime, la Bellucci si capisce dopo 3 secondi che è ancora cagna, ad ogni suo nuovo film.
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