Push the Sky Away - Nick Cave & the Bad Seeds (2013)
Le classiche tastiere eteree e addirittura un flauto, che entra verso la metà del brano e poi domina la parte finale, un retrogusto Grinderman, caratterizzano il singolo, uscito verso la fine del 2012, che apre anche l'ennesimo disco di mister Cave ed i suoi pards, dal titolo "giovane" (vista la stilizzazione da sms) We No Who U R; un pezzo delicato, che fa capire quanto tempo sia passato non solo dai Birthday Party, ma anche solo da The Mercy Seat, ma che descrive molto bene quanto ancora possa dare il cinquantacinquenne di Warracknabeal. Francamente, chi se lo aspettava, quando confessò che dopo aver girato il mondo, cambiato continenti, avendo avuto storie (e pure figli) con donne interessanti, adesso scriveva musica dalle 9 alle 5 recandosi ogni giorno in ufficio. Eppure, credo sia innegabile che seppur con meno rabbia, meno cattiveria, le canzoni di Nick Cave siano sempre molto belle, e riescano tutt'oggi a trasmettere grandi emozioni. Sono sempre asimmetriche, come Wide Lovely Eyes, che sembra una lunga introduzione a qualcosa che non arriva, o mitigano l'enfasi apocalittica in un calderone free-jazz come Water's Edge, che ci mette tre minuti a darti un ritornello epocale (un po' come, diciamolo usando un eufemismo, ritardi a darti piacere), e poi chiude, in barba a chi vorrebbe crogiolarcisi dentro. Sembrano un pezzo dei migliori Marlene Kuntz nell'apertura, come l'intensa Jubilee Street ("On Jubilee Street there was a girl named Bee/She had a history, but no past"), che ti culla in un tripudio d'archi e immediatamente dopo cambia tempo come in un pezzo da dilettanti (e non c'è niente da fare, se uno c'ha classe può fare pure questo e nessuno può dirgli un cazzo), ed infine ti porta ad un crescendo finale da urlo (un classico pezzodellamadonna), sono ballate degne di stare in No More Shall We Part come Mermaids ["I believe in God, I believe in mermaids too, I believe in 72 virgins on a chain (why not, why not)"], oppure sono classici pezzi caveiani come We Real Cool ("Sirius is 8.6 light years away/Arcturas is 37/The past is the past and it's here to stay/Wikipedia's heaven"), dal basso pulsante e incessante e dall'apertura del chorus irresistibile.
Ma forse il meglio viene sul finire. Cave scrive un pezzo che parla di un altro pezzo, Finishing Jubilee Street ("I'd just finished writing Jubilee Street/I laid down on my bed and fell into a deep sleep/And when I awoke, I believed I'd taken a bride called Mary Stanford"), punteggiato da una chitarra che sembra un rubinetto che perde, ma che ancora una volta sfocia in un ritornello micidiale, quasi soul, e poi si supera, scrivendo la Babe, I'm on Fire di questo disco, che già dal titolo è tutto un programma: Higgs Boson Blues ("Can't rememebr anything at all/Flame trees line the streets/Can't rememeber anything at all/But I'm driving my car down to Geneva"). Credo che Robert Johnson sarebbe fiero di Nick Cave, anche se nel pezzo viene citato al pari di Hannah Montana ("I see Robert Johnson/With a ten dollar guitar strapped to his back/Looking for a tune"; "Hannah Montana does the African Savannah"), e anche se il musicista che fece il patto col Diavolo vince due a uno ("He got the real killer groove/Robert Johnson and the Devil man//Don't know who's gonna rip off who") il pezzo è vibrante, intenso e al tempo stesso divertentissimo.
Chiude un altra canzone straordinariamente bella, che dà il titolo all'album, Push the Sky Away appunto, con un organo da chiesa che crea un tappeto sonoro micidiale e mette i brividi, mentre Cave ci celebra sopra una messa pagana, e vince: "And some people/Say it's just Rock'n'roll/Oh, but it gets you/Right down to your soul". Amen fratello, amen.
2 commenti:
Recensione che mi sembra esuli un pò
dal tuo stile recente.
Ad ogni modo si capisce che l'hai ascoltato tanto.
faccio le finte di corpo
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