Re della terra selvaggia - di Benh Zeitlin (2013)
Giudizio sintetico: da non perdere (4/5)
Hushpuppy è una bambina di cinque anni che vive nel bayou della Lousiana del sud, in una comunità chiamata Bathtub (vasca da bagno, ma pare che nella versione italiana diventerà la Grande Vasca), isolata dal resto del mondo da una diga. Hushpuppy vive con il padre Wink, in una baracca (in realtà sono due, ognuno ha la sua), circondata da tanti animali, dalla natura selvaggia, e dall'acqua del bayou. La bambina va a scuola, ogni bambino della comunità va a scuola nell'apposita capanna galleggiante, e le lezioni sono tenute da Miss Bathsheba. A scuola, i bambini apprendono come sopravvivere all'imminente cambio climatico, che metterà sott'acqua la maggior parte delle terre emerse, farà sciogliere i ghiacci dell'Artico, e libererà gli aurochs (non so se nella versione italiana rimarranno aurochs o diventeranno, così come dovrebbe essere, gli uri). Wink, per insegnare ad Hushpuppy come cavarsela, ha un motivo in più: non si sa dov'è sua madre, e lui è gravemente malato. Un terribile uragano si sta avvicinando; in molti cominciano ad andarsene da Bathtub. Ma Wink non vuole sentire ragioni, quindi Hushpuppy rimarrà. Gli altri sono pochi, ma ci sono; e come Wink, non hanno nessuna intenzione di andarsene. Wink prepara la sua "barca" (quando la vederete capirete le virgolette), dice ad Hushpuppy di ripararsi bene, e cerca di dormire; quando realizza che la figlia ha tanta paura, esce fuori e comincia a sparare all'uragano.
Sono arrivato a questo film per caso; o meglio, come faccio sempre negli ultimi anni, ho consultato la lista dei candidati agli Oscar nelle categorie che ritengo più importanti, ed ho cominciato a cercarli. Non sapevo di cosa trattasse, e solo dopo averlo visto, qualche settimana fa (ancora non era stata fissata la data di uscita italiana, adesso si sa che uscirà il 7 febbraio), ho realizzato che sui giornali si cominciava a parlarne.
Non sapevo di cosa trattasse, appunto, e fino a metà film ero convinto che fosse una sorta di mockumentary sull'uragano Katrina, suggestionato come sono da Treme. Ma, surreale o pseudo-reale, dopo i primi otto minuti di Beasts of the Southern Wild, che come potete notare in Italia diventerà Re della terra selvaggia, avevo già abbandonato ogni resistenza, e deciso che questo sarà sicuramente uno dei film più belli che la nostra penisola potrà vedere nel corso di questo 2013. Perché certe cose le senti, sia che tu ti trovi nel buio di una sala, o sdraiato sul divano di casa tua, certi miracoli ti accorgi quando stanno accadendo. Il paragone immediato che mi è venuto da fare è stato quello con Luna Papa, probabilmente il film più bello che mi sia capitato di vedere da quando vado al cinema, almeno a mio giudizio. Re della terra selvaggia è il film di debutto del giovane cineasta statunitense Benh Zeitlin, newyorkese trasferitosi a New Orleans dopo Katrina, e che alla città e al fattaccio ha dedicato il suo terzo cortometraggio Glory at Sea (curiosità: si dice che Obama e Michelle siano diventati fan di Zeitlin dopo aver visto Beasts of the Southern Wild, ma leggendo i trivia di imdb.com parrebbe che il Presidente conoscesse già Zeitlin, visto che la colonna sonora del corto su New Orleans, composta dallo stesso Zeitlin insieme a Dan Romer, sia stata usata per la campagna elettorale), ed è semplicemente, la trasposizione cinematografica di Juicy and Delicious, una commedia di un solo atto di Lucy Alibar (qui co-sceneggiatrice e, quindi, candidata all'Oscar). Ed è un film semplicemente meraviglioso, onirico ma non senza basi nella realtà, girato con ruvidità e maestrìa, affascinante e totalmente coinvolgente, probabilmente anche grazie ad un'interpretazione che definirei miracolosa da parte della protagonista, una bambina incredibile con un nome pazzesco, Quvenzhané (qualcuno dovrebbe proporre una legge per cui gli statunitensi non possano inventarsi i nomi propri) Wallis, che all'età dei provini aveva cinque anni, che ha folgorato il regista tra 4000 candidate, che gli ha fatto modificare leggermente lo script, e che è stata scelta, oltre che per il suo innato talento, per la capacità di emettere strilli terrificanti e, udite udite, di ruttare a comando (in your face, voi che educate i figli a non dire nemmeno le parolacce). Quvenzhané è la più giovane candidata all'Oscar di sempre (più giovane di quanto non lo fosse Anna Paquin all'epoca di Lezioni di piano), e per quanto l'ho amata in questo film, le auguro una vita splendida e una carriera fantasmagorica.
Lo so, sto divagando. Ma sto divagando per una ragione molto semplice: è inutile che aggiunga altro a quello che sapete già. Dovete vedere questo film, da soli o in compagnia, al cinema o in casa, e, dopo aver visto il trailer italiano, vi scongiuro, in lingua originale, dato che la voce fuori campo (come sapete voi appassionati di cinema, un rischio che un debuttante non dovrebbe correre, ma lui l'ha fatto, e a vinto la sfida a mani basse, I swear) di Hushpuppy è una parte fondamentale della storia (e il doppiaggio la rende troppo bambinesca, anziché una piccola filosofa con l'accento biascicato del sud statunitense); dovete vederlo perché, come a volte, ma non così spesso, capita, Beasts of the Southern Wild è poesia. Sogno, paura, emozione, tutto diventa poesia, e la storia della piccola Hushpuppy diventa un capolavoro. Se vincesse quattro Oscar (quelli per cui è candidato: regia, film, attrice protagonista, sceneggiatura non originale), cosa improbabile, non potrei essere più d'accordo con l'Academy. Beasts of the Southern Wild è un film eccezionale, che non dimenticherò mai. Era un po' di tempo che aspettavo un film che mi aprisse il cuore, e finalmente è arrivato.
3 commenti:
continuo a leggerne grandissime cose, spero di non rimanere deluso
guarda ti ridò i soldi io se non ti piace.
Bellissimo!
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