Romanzo criminale - di Stefano Sollima - 2 stagioni (1 di 12 episodi, 2 di 10 episodi; Sky Cinema) - 2008/2010
Roma, 1977. Ancora lontana dall'influenza di Mafia e Camorra, gli ambienti malavitosi della capitale sono rappresentati dalle cosiddette battterie: solitamente quattro persone, che si muovono compiendo furti e rivolgendosi a ricettatori vari. Il mercato della droga è agli albori, qualche boss di quartiere ne tira le fila, così come cominciano a prendere piede le scommesse clandestine. In Italia cominciano i primi rapimenti a scopo di estorsione e riscatto; sullo sfondo, oltre al periodo detto degli anni di piombo, dopo varie proteste e scontri di piazza, che contrapponevano movimenti di estrema destra e di estrema sinistra, in quel particolare momento esisteva, a Roma, il divieto di manifestazioni pubbliche. Il Partito Radicale si oppose organizzando proprio una ennesima manifestazione di protesta, durante la quale, il 12 maggio, trova la morte Giorgiana Masi. E' proprio in quel frangente che "conosciamo" il commissario Scialoja. Questi sarà l'antagonista della banda che nasce dall'unione di due batterie, quella del Libanese e quella del Freddo, conosciutisi in circostanze che potevano scatenare uno scontro, e che invece generano l'unione suddetta. Il Freddo e i suoi compari entrano quindi nel primo grande progetto criminale del Libanese: un rapimento, per fare ulteriore cassa dopo l'ultimo colpo, e cominciare a "ragionare in grande", per conquistare la Roma malavitosa.
Dall'omonimo romanzo, di enorme successo, del giudice Giancarlo De Cataldo, dal quale era già stato tratto un film per il cinema, sempre con il solito titolo, che, per così dire, "romanza" le vicende della famosissima Banda della Magliana, alle quali si ispira anche un altro film per il cinema, questa serie, forse per la prima volta dopo molti anni (mi riferisco al periodo d'oro in cui la Rai produceva sceneggiati quali La freccia nera, Il segno del comando, A come Andromeda, Gamma, prodotti di cui andare fieri), dimostra che volendo, e avendo i mezzi a disposizione, anche in Italia si può produrre ottima fiction televisiva.
Le dinamiche complesse tra i vari componenti, la creazione, gli amori (non solo per le donne, naturalmente), i rapporti con le altre entità malavitose, e naturalmente, come si è sempre sostenuto, quelle con i Servizi Segreti, l'impotenza delle Forze dell'Ordine, il tutto incastonato nella realtà storica, ed inframezzato dalla vita quotidiana dei protagonisti, sono dipinti in maniera splendida ed efficace, supportati da un cast soprendentemente all'altezza, contando che molti degli attori erano poco conosciuti, e, cosa molto importante secondo me, non scimmiottando prodotti provenienti da altri Paesi, conservando quindi un'impronta italiana. Tutto questo fa di Romanzo criminale - La serie, un lavoro ammirevole, che, speriamo, farà scuola nel nostro Paese.
Non vorrei dilungarmi più di tanto sugli attori, perché la lista sarebbe troppo lunga e magari noiosa. Lasciatemi dire però che sicuramente Francesco Montanari, nei panni del Libanese, assoluto protagonista della prima stagione, è stato decisamente il mio preferito, seppure avessi già avuto modo di apprezzare, in altre occasioni, sia Vinicio Marchioni (il Freddo), sia Andrea Sartoretti (Bufalo). Sorprendente Fausto Paravidino (Ranocchia), che non mi aveva mai convinto al cinema, ho trovato inoltre indovinata la scelta di Daniela Virgilio per la parte di Patrizia. Cameo per Ninetto Davoli (Gerardo il Barbaro).
Visione godibile, che genera assuefazione.
2 commenti:
Una curiosità.
Rivedendo il film, ho notato che
l'attore che nella serie impersona
il sorcio, lì faceva il fratello
del Freddo.
si. è il nipote di comencini.
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