Gli abbracci spezzati - di Pedro Almodovar 2009
Giudizio sintetico: si puo' vedere
Mateo Blanco, alias Harry Caine, e' un valido sceneggiatore cinematografico, cieco da anni. Da quando e' diventato cieco, ha deciso di assumere un'altra identita', il suo alias, appunto. Judit, la sua agente/produttrice/procacciatrice d'affari, lo accudisce come una moglie stanca, con l'aiuto del figlio, Diego, e Mateo/Harry continua a lavorare, a vivere, e perfino a rimorchiare, forte del suo fascino. L'arrivo in scena di tale Ray X, altro alias per il figlio di Ernesto Martel, un potente uomo d'affari che muore in quei giorni, sconvolge la vita di Mateo: riaffiorano ricordi dolorosissimi di un passato che gli ha spezzato il cuore e cambiato la vita per sempre. A colpi di flashback, tramite i racconti che Mateo e Judit fanno a Diego, tutti i pezzi combaceranno, cosi' come i pezzi di una foto fatta a pezzi anni prima, che ritrae Mateo prima di Harry, insieme ad una misteriosa e bellissima bruna...
Arzigogolato come sempre, il nuovo Almodovar, che arriva in Italia con un ritardo di quasi un anno rispetto alla Spagna (e di qualche mese rispetto al resto del mondo), e' prima di tutto un ennesimo omaggio al cinema, sia nella forma che nella sostanza. La forma, infatti, entra nel mondo del cinema e ci mostra, piu' che probabilmente, un set di Almodovar, durante i flashback che raccontano l'antefatto. La sostanza e' un noir piu', ovviamente, un melo', e, seppur alla fine un po' appesantito dalla durata e dai continui cambi di tempo e di scenario, commuove e coinvolge come ci si aspetta da "un Almodovar".
Senza eccessi di colore rispetto al solito (rispetto ai soliti Almodovar, mentre rispetto ad altri registi "normali" c'e' sempre, un eccesso di colore), ci regala delle splendide riprese di Lanzarote, e un cast di grande pregio, dove naturalmente spicca una sempre piu' brava e intensa Penelope Cruz, un bravissimo Lluís Homar, e una Blanca Portillo che e' sempre una sicurezza.
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