No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120103

Jodaeiye Nader az Simin


Una separazione - di Asghar Farhadi (2011)

Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: popo' di cervello ti cià 'r regista

Teheran, Iran. Nader e Simin sono una coppia sposata da 14 anni, dell'alta borghesia iraniana della capitale. Vivono in una bella casa, hanno una figlia preadolescente, Termeh. La coppia è sull'orlo della separazione: Simin è stanca di vivere nelle condizioni dell'odierno Iran, e non vuole che Termeh cresca qui. Nader non è affatto d'accordo, e vuole rimanere accanto al vecchio padre, ormai non più autosufficiente a causa dell'Alzheimer. Nonostante tra i due esista ancora qualcosa, la divergenza sul loro futuro è irreparabile: Simin chiede il divorzio, e lascia la casa, tornando momentaneamente a vivere con i di lei genitori.
Termeh è devastata dalla lotta dei genitori. Nader, su consiglio della moglie, assume Razieh, una donna proveniente dalla periferia povera di Teheran, sposata, molto osservante della propria religione, per assistere il padre, mentre lui espleta il suo lavoro di bancario. La richiesta di divorzio di Simin viene rigettata dai giudici (motivazioni non gravi per giustificare il divorzio); la tensione tra i due rimane alta, le condizioni del padre di Nader peggiorano; inoltre, Razieh è incinta, ma non lo ha detto al momento dell'assunzione, il viaggio per arrivare a casa di Nader la sfianca, e ha accettato il lavoro senza chiedere il permesso dell'irascibile (senza lavoro e pieno di debiti) marito Hodjat.

Film da non perdere, regista da seguire con grande attenzione, Una separazione ha già vinto l'Orso d'Oro all'ultimo festival di Berlino, è candidato ai Golden Globe e probabilmente entrerà nella cinquina per l'Oscar al miglior film di lingua non inglese. Dovrebbe bastare questo, ma siccome mi piace pensare di capire qualcosa di cinema, anche se non è vero, vi assicuro, se ancora non l'aveste visto, che è un film spiazzante, interessantissimo, sorprendente, così come il precedente, About Elly, che riscosse un discreto successo anche in Italia nel 2010.
La costruzione infatti pare identica, quasi "concentrica", se mi passate il termine, anche se lo sfondo è diverso. Rimaniamo nella classe medio-alta iraniana, ma qui si entra in casa di una coppia sposata. Si tocca con mano l'insoddisfazione delle persone, la povertà diffusa (entrando in contatto con un'altra famiglia), le innumerevoli difficoltà che l'osservanza stretta della religione musulmana comporta nella vita di tutti i giorni.
La messa in scena è volutamente povera, realista, senza sconti, con una fotografia che rende bene l'idea della realtà iraniana. Gli attori sono tutti molto convincenti, e la faccia del protagonista, Peyman Maadi (Nader), già visto in About Elly (era Peyman, guarda caso), è particolarmente espressiva. Anche la sua partner, Leila Hatami (Simin), così come Sareh Bayat (Razieh), svolgono un ottimo lavoro. Nella parte di Termeh, il regista fa debuttare sua figlia, Sarina Farhadi.
La sceneggiatura è geniale nel complicare sempre più la storia, ed introdurre elementi che arricchiscono la complessità dello svolgimento; che però, alla fine, si "riduce" ad un dramma umano ed etico, dopo una lunga serie di sotterfugi, bugie, fraintendimenti, miserie. La scena di chiusura è degna dei maestri del cinema, e lascia davvero senza fiato, senza per questo essere Mission Impossible.
Grande.

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