No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120225

felicità




Happiness - di Todd Solondz (1999)


Giudizio sintetico: imperdibile (4,5/5)
Giudizio vernacolare: un campionario di lesionati


New Jersey, USA. Mona e Lenny Jordan sono due anziani coniugi annoiati l'uno dell'altra. Lenny non vuole il divorzio, ma non ne può più di vivere con la moglie. Mona la prende molto male. I due hanno tre figlie grandi. Joy è apparentemente la meno realizzata di tutte. Lavora in un call-center, ma è convinta di essere una cantautrice. Il suo ex boyfriend si suicida, lei molla il lavoro e prova a fare l'insegnante d'inglese in una scuola serale per immigrati, si ritrova a letto con uno dei suoi studenti, un immigrato russo che ha già una famiglia e le ruba quel che le trova in casa. Helen è una scrittrice di successo, bella e sensuale, che nonostante conoscenze famose e continui partner sessuali appetibili, è stranamente attirata da un molestatore telefonico, e si sente vuota dentro. Il molestatore non è altro che il vicino di appartamento, Allen, un insignificante impiegato sessualmente represso e fondamentalmente segaiolo, che a sua volta è l'oggetto del desiderio sessuale di un'altra vicina, l'obesa Kristina, che si scoprirà essere tutt'altro che una cicciona mansueta. La terza sorella è quella che apparentemente ha tutto. Trish è sposata con Bill, psicologo in cura da un altro psicologo, una bella casa e una famiglia numerosa. Tre figli a loro volta: Timmy, Chloe e Billy. Quest'ultimo, il più grande, è alle prese con la masturbazione, alla ricerca della sua prima eiaculazione. Ne parla col padre, che però è turbato da un problema assai più grave. Quando Billy diventa amico, e porta a casa per giocare, il coetaneo Johnny Grasso, il bellissimo ed effeminato figlio del grezzo Joe, l'allenatore della squadra di baseball dei ragazzi, Bill non sa più come frenarsi, e firma la sua condanna.



Capolavoro dell'era moderna cinematografica, Happiness è il terzo lungometraggio di Solondz, e a suo dire si collega direttamente con Fuga dalla scuola media, anche se i collegamenti non sono evidenti. Saranno invece molto più palesi i legami con il seguente Perdona e dimentica, di cui parleremo a breve. La bravura di Solondz, più che nella parte tecnica, che comunque non è affatto malvagia, anzi, sta ovviamente nella stesura di una sceneggiatura ad incastri ed in crescendo, e nel riuscire a mettere in scena un film corale, dove però, rispetti a classici del genere, si va decisamente oltre con i contenuti. Perversione sessuale, e soprattutto, tema che sconvolge per come è trattato, pedofilia, pervadono le oltre due ore (nella versione uncut) di questo film denso, intenso, partecipato da un cast in stato di grazia, che è diventato un cult assoluto, e che lascia sconvolto lo spettatore. Solondz perfeziona inoltre l'uso della musica nei suoi film, inserendo un mix di musica classica (Mozart, Vivaldi), classici easy listening (Mandy di Barry Manilow, All Out of Love degli Air Supply, You Light Up My Life di Joe Brooks) e musica originale (Happiness di Eytan Mirsky cantata da Jane Adams durante il film, e, chicca delle chicche, da Michael Stipe con Rain Phoenix sui titoli di coda), creando anche così dei contrasti che lasciano il segno.


Il cast, dicevo. Tre attori in forma straordinaria. Jane Adams è Joy Jordan, e quando guardate Hung non potete non pensare alla sua prestazione in questo film. Philip Seymour Hoffman è Allen, in una delle interpretazioni che lo ha elevato allo status di grande. Dylan Baker è Bill Maplewood, anche lui in una prestazione stratosferica (la scena della "confessione" al figlio Billy è entrata nell'Olimpo delle scene madri), un attore che purtroppo non è stato sfruttato al meglio nel proseguimento della sua carriera. Impossibile non citare Ben Gazzarra (Lenny Jordan), Louise Lasser (Mona Jordan), Camryn Manheim (Kristina), Cynthia Stevenson (Trish Maplewood), la stupenda Lara Flynn Boyle (Helen Jordan). Bravissimo anche il piccolo (allora) Rufus Read nei panni di Billy Maplewood.


Il defunto Premiere inserì Happiness nella lista Top 25 Most Dangerous Movies. Giusto. Happiness è un film spietato (e divertente, anche se è un divertimento che a volte ti fa sentire in colpa), forte per stomaci forti, e spettatori che non temono di affrontare temi scabrosi ma, purtroppo, attualissimi. Come detto, un capolavoro dell'era moderna. Imprescindibile.

1 commento:

monty ha detto...

Lo vidi in tv poco dopo la sua
uscita nelle sale.Disturbante (ma
in misura gestibile) e intenso.