No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130807

gezù

Yeezus - Kanye West (2013)

Il furbone dell'hip hop patinato, ma avanti anni luce, torna a distanza di tre anni da My Beautiful Dark Twisted Fantasy (anche se mica è stato a riposare: nel 2011 è uscito Watch the Throne con Jay-Z, e nel 2012 Cruel Summer, un disco "corale" della sua label), e c'è da dire che si tuffa a capofitto nell'elettronica a tratti durissima, non dimenticando mai il cuore dell'hip hop, il campionamento, sbizzarrendosi come sempre. Il risultato è un ennesimo disco trascinante, epico, sboccato, provocatorio, coinvolgente ai massimi livelli. Come sempre, mago nella promozione perfino senza farne (copertina "vuota", la custodia del cd è il box chiaro, con solo un adesivo rosso), o facendola in grande stile (videoproiezione mondiale della musica del disco e apparizioni televisive dal vivo), parte in quarta con l'apertura di On Sight, elettronica ruvidissima in combutta con i Daft Punk e con una linea di testo che usa la malattia del Parkinson in maniera offensiva, in modo da suscitare immediatamente polemiche a non finire. E però, ci sei subito dentro, in maniera totale, immediata, ti prende, ti ingloba, ti scuote, ti sballotta, ti ipnotizza con questi suoni che ricordano i primi videogiochi, che d'improvviso si intrecciano con dei cori "ecclesiastici" [campionamento di Sermon (He'll Give Us What We Really Need) di Keith Carter Sr. e cantata dallo Holy Name of Mary Choral Family]: che dire. Genio? Probabile. La collaborazione con i Daft Punk continua anche per i due pezzi seguenti, Black Skinhead (anche BLKKK SKKKN HEAD), che è pure il primo singolo, che prosegue sulla falsariga di questa elettronica dark e molto tesa, ospite Lupe Fiasco, per la cronaca, e I Am a God, dove siamo decisamente nell'industrial. La situazione rimane di grande impatto, minimale ma estremamente vibrante con New Slaves (favoloso il cambio di marcia dove entra la voce di Frank Ocean, e che sfocia nel campionamento finale, Gyongyhajù Iàny degli ungheresi Omega). Gli applausi, se non sono già partiti, vanno in automatico per Hold My Liquor, dove si rinnova la partnership con Justin Vernon (Bon Iver),  già presente in questo disco, su I Am a God, e dove Kanye dimostra di poter far diventare techno pure lui. Semplicemente fantastica.
I'm In It, ancora con Vernon, e con Assassin alla parte rough hip hop, è ancora interessante, ma probabilmente soffre dell'altissimo livello del resto del disco, e quindi rimane meno impressa (forse), ma non c'è quasi tempo, siamo ancora di fronte ad uno dei top del disco. Sto parlando di Blood On The Leaves, dove il ritmo, già calato, diventa da ballad, e dove si campiona nientemeno che Nina Simone (Strange Fruit) e si continua a giocare con l'Auto-Tune: ne esce un ibrido affascinante, addirittura con gli ottoni a dare enfasi.
Guilt Trip non rientra tra le mie preferite, ma il gradimento si alza nuovamente con il dittico conclusivo: prima c'è Send It Up, un rap ossessivo dove troviamo nuovamente lo zampino dei Daft Punk, King L fa da contraltare a West, e che si conclude in Jamaican-style con un campionamento di Beenie Man (Memories), e dopo chiusura in grande stile con Bound 2, un intreccio di tre campionamenti diversi [Aeroplane (Reprise) degli Wee, Bound dei Ponderosa Twins Plus One e Sweet Nothin's di Brenda Lee], un rap ottimamente bilanciato di West, e la splendida voce di Charlie Wilson.
Grande. Non ho altro da aggiungere.

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