Un poliziotto da happy hour - di John Michael McDonagh (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: ce ne fusse di pulizziotti 'osì
Il sergente Gerry Boyle, garda irlandese in un piccolo villaggio della contea di Galway, è un uomo di mezza età sicuramente non convenzionale. Poliziotto con una passione per le prostitute di un certo livello, che tratta con signorilità divertendocisi insieme, single, intelligente e fisicamente indistruttibile, massiccio, con un senso dell'umorismo caustico, disinteressato a quello che accade fuori dal suo piccolo mondo, si ritrova affiancato dall'agente dell'FBI Wendell Everett, nell'ambito di un'operazione tesa a sgominare un traffico ingente di droga che comincia a coinvolgere anche un paese apparentemente tranquillo come quello di Boyle. Lui inizialmente prende tutto molto poco seriamente, ma dopo la scoperta di uno stranissimo omicidio proprio da quelle parti, Gerry cambia lentamente idea.
E' stata una delle sorprese del 2011, questo debutto nel lungometraggio del londinese di origini irlandesi McDonagh. Un film che mescola le carte ed i generi, una commedia nera per nulla stupida, divertente quanto fuori dagli schemi, che fa riflettere su alcuni luoghi comuni sulla cosiddetta integrità di una persona che occupa un posto da funzionario dell'ordine. Ben diretto, sullo sfondo gli scenari affascinanti della contea sopra citata, con una prestazione maiuscola dell'enorme (in tutti i sensi) Brendan Gleeson (Gerry Boyle), e dove Don Cheadle (Wendell Everett) accetta di essere quasi "oscurato" dall'irlandese, e di fargli da spalla come nella migliore tradizione comica. Cast importante anche nei ruoli marginali, con Liam Cunningham (Francis Sheehy) e Mark Strong (Clive Cornell) in due ruoli che ricordano i gangster di Tarantino.
Aspettiamo con curiosità l'opera seconda di questo regista, Calvary, che dovrebbe vedere la luce nel 2013, dove il solito Gleeson interpreterà un prete bonario, minacciato da forze oscure.
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