Black Mirror - di Charlie Brooker (2011)
Miniserie in 3 episodi - Channel 4
Traducendo letteralmente le parole del creatore, lo specchio nero del titolo è quello che "troverete su ogni muro, su ogni scrivania, nel palmo di ogni mano: il freddo e lucido schermo di un televisore, di un monitor di un computer, di uno smartphone". Black Mirror, miniserie che in molti hanno paragonato a The Twilight Zone (la serie), è una riflessione, spesso amara, in tre atti, sul nostro rapporto con la tecnologia ed i nuovi media, su come è morbosa e come potrebbe diventare debordante. Tre episodi molto diversi tra di loro, con cast completamente diversi, con storie che non hanno niente in comune tra di loro, ma conservano quell'idea di fondo espressa prima. Per gli appassionati di cinema e/o televisione ben fatta, è un esempio di quello che potremo chiamare concept-tv series; soprattutto, sono tre mediometraggi indipendenti l'uno dall'altro, tutti e tre di altissimo livello qualitativo. Per chi non lo avesse ancora capito, è un prodotto inglese (per l'ennesima volta, un ottimo prodotto di Channel 4).
Si comincia con l'episodio 1, The National Anthem, che scompagina immediatamente le carte in tavola: il Primo Ministro inglese viene svegliato nel cuore della notte. La Principessa reale Susannah (tutti personaggi fittizi ma tutti estremamente credibili) è stata rapita da uno sconosciuto, che ha caricato un video su youtube dove le fa leggere un comunicato. Entro le 16 di quel pomeriggio, lo stesso Primo Ministro dovrà fare sesso con un maiale, in diretta televisiva; in caso contrario, la Principessa verrà uccisa. Non vado oltre, ma vi posso dire che siamo di fronte a grande televisione con grandi idee. Cast non molto conosciuto da noi, il PM inglese è interpretato da un ottimo Rory Kinnear, attore inglese molto attivo in teatro ed in televisione.
L'episodio 2, 15 Million Merits, è a mio parere quello con meno impatto immediato tra i tre. Decisamente fantascientifico, ma ambientato in un futuro prossimo, racconta di un mondo in cui la maggioranza delle persone vive in un ambiente chiuso ed è costretta a pedalare per generare energia. Pedalando, accumula crediti virtuali che può spendere per mangiare, comprarsi cose virtuali per il proprio avatar, o per evitare di sorbirsi pubblicità o programmi sgraditi (si hanno davanti costantemente dei monitor). L'unica possibilità di sottrarsi a questo destino di lavoro pare essere una sorta di talent show chiamato Hot Shot. Per accedere alle selezioni occorrono 15 milioni di crediti, da qui il titolo. Come detto, costruzione lenta e impatto non immediato, ma conclusioni molto interessanti. Uno dei giudici del talent show è un super cinico Rupert Everett.
La miniserie si conclude con il terzo episodio intitolato The Entire History of You, ambientato anche questo in un futuro prossimo, un futuro in cui ognuno si potrà impiantare un microchip (nella versione originale si chiama grain) dietro l'orecchio, che conterrà l'intero arco dei propri ricordi archiviati, con la possibilità di rivederli sia con i propri stessi occhi, oppure su uno schermo. La cosa sembra apparentemente positiva, ma l'episodio mostra le complicazioni a cui potrebbe portare questa "modifica". L'idea ne ricorda molte altre (una su tutti, a me personalmente, quella dei wire-trip clips di Strange Days), ma applicata ad un rapporto di coppia la rende magnificamente credibile. Bravi i due protagonisti interpretati da Toby Kebbell (RocknRolla, The Conspirator, War Horse) e Jodie Whittaker (Venus, St. Trinian's, Good).
Il creatore, Charlie Brooker, che è sceneggiatore degli episodi 1 e 2, è un personaggino niente male, giornalista, sceneggiatore e produttore tv, con un senso dell'umorismo sicuramente caustico e fuori dal comune. Nel Regno Unito lo conoscono bene, e sicuramente sentiremo parlare ancora di lui anche al di fuori di quei confini. Consiglio caldamente la visione di questa miniserie (che trovate già in dvd). Channel 4 sta diventanto uno dei miei canali preferiti, sicuramente dovrò informarmi se lo posso ricevere sul mio televisore.
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