L'age d'or - di Luis Buñuel (1930)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: o questo chi l'ha sciorto?
Due giovani sono innamorati l'uno dell'altra; ma la loro storia, che attraversa molte epoche, è continuamente ostacolata da famiglia, istituzioni, o dalla Chiesa.
Cerco di superare la soggezione, e provo a scrivere qualcosa che di certo non può e non vuole essere una recensione, bensì un qualcosa che possa dare dei suggerimenti a chi non ha visto questo o altri film dell'artista di origini spagnole. L'age d'or è la sua seconda direzione registica, dopo Un chien andalou; questo primo lavoro si considera un cortometraggio, in quanto dura 16 minuti, ma L'age d'or si può già considerare un film, visto che la durata è di un'ora tonda. E' certo, però, che è impossibile riassumere una trama, come si intende di solito. Si comincia con un documentario sullo scorpione, vecchio documento girato da Buñuel stesso, a cui viene aggiunto un commento sul comportamento dell'animale quando si trova davanti ad un topo; poi si passa su una spiaggia spagnola, con un uomo armato, che vede dei prelati in preghiera, l'uomo arriva a una vecchia casa dove trova altri uomini armati, di lì a poco arrivano delle barche che attraccano, gli uomini armati se ne vanno dalla casa, dalle barche scendono autorità ben vestite o addirittura in uniforme, e si capisce dalle loro parole che sono lì per fondare la futura Roma. Si scopre una coppia che amoreggia, li si divide con la forza, scoppiano tumulti. Ecco poi Roma, l'uomo ancora scortato dagli uomini che lo hanno portato via dalla sua amata, ecco vacche in camere da letto, castelli e orge.
Soluzioni surreali, continuità apparentemente assurde, un filo conduttore sottile, ma i bersagli preferiti che già si delineano ben chiari. Se vi chiedete da dove deriva la vena stramba di David Lynch (e di chissà quanti altri), eccovi serviti. Se, come me, dentro l'opera di Buñuel trovate De Sade, Marx e perché no, Freud, siete già a buon punto. Sceneggiatura dello stesso Buñuel insieme all'amico Salvador Dalí.
Da vedere, come tutti i suoi lavori, senza porsi domande.
Nessun commento:
Posta un commento