La solitudine sta acquattata chissà dove. Ti arriva addosso inizialmente, quando meno te l'aspetti, ma purtroppo, dopo un po' inizi a capire i suoi movimenti; e la cosa brutta è che puoi fare poco per prevenire questo evento. La mia apparentemente, arriva con il buio, quindi d'estate arriva un po' più tardi. Ma arriva. A volte, arriva quando finisco di leggere un libro, quando mi sono particolarmente affezionato a qualche personaggio. E' peggio quando faccio una scorpacciata di una qualche serie televisiva, cioè mi vedo 20, 40, 80 episodi di una stessa storia. Le serie televisive ti danno assuefazione, lasciano che tu crei una speciale empatia con questo o quel personaggio, con le sue vicissitudini, la sua vita inventata. Quando arrivi alla fine, questo personaggio ti manca, perché in teoria, ne sei divenuto amico, la sua "presenza" ti rassicurava. Probabilmente, c'è più di questo: in realtà, mancandomi un pezzo di vita, assorbo quelle dei personaggi dei film o dei telefilm.
Il più delle volte, liberarsi di questa sensazione sgradevole è relativamente semplice. Basta accendere la televisione, così ti sembra che qualcuno sia in casa, uscire sul terrazzo a fumare una sigaretta per illudersi di essere parte di qualcosa. Però dentro ti rimane quel pensiero brutto, quel meccanismo che ti prefigura una lunga serie di serate in solitudine. Guardare scorrere altre vite, magari immaginarie, o leggerne, è spesso l'unica cosa che ti resta da fare.
Tutto questo ha un'ulteriore conseguenza: l'insonnia forzata. Ritardi sempre più il momento di spegnere le luci e mettersi a dormire, anche se stai crollando dal sonno. Perché quello rimane il momento in cui sei solo con i tuoi pensieri, e nessun agente esterno influisce sul risultato.
Ieri notte, poi, ho cominciato a provare un'ennesima sensazione, mai provata fino a adesso: la voglia di avere qualcuno lì, nel letto, accanto a me.
Non ho mai dormito con un animale di pezza, neppure da bambino. O almeno, non ne ho ricordo. Non vorrei dover cominciare adesso.
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