Consigli a un giovane ribelle - di Christopher Hitchens (2001)
Per anni, quando mi recavo a rinnovare la tessera d'ingresso annuale al Senato degli Stati Uniti, venivo invitato a compilare due moduli. Il primo richiedeva dettagli biografici, il secondo doveva certificare che avevo firmato il primo sotto giuramento. Ero ben felice per il secondo, perché dove si richiedeva di definire la mia "razza", scrivevo sempre "umana" nell'apposita casella. Ogni volta si arrivava a un battibecco. "Metta "bianca", mi fu detto una volta - da un impiegato afroamericano, mi si consenta di aggiungere. Spiegai che il bianco non è neppure un colore, figurarsi una razza. Attirai anche la sua attenzione sulla clausola del giuramento che mi obbligava a dichiarare unicamente la verità. "Metta "caucasica", mi fu suggerito in un'altra occasione. Risposi che non avevo legami con il Caucaso e che non credevo affatto in quella antiquata categoria etnologica. Le cose andarono avanti così finché un anno nel modulo non comparve più lo spazio per la razza. Vorrei essere creduto, anche se non è facile. Ti faccio dono di questa storia anche come invito a fare il piantagrane tutte le volte che le probabilità sono favorevoli e talvolta anche quando non lo sono: è un buon esercizio.
Questo breve passaggio, a pagina 90, potrebbe benissimo riassumere sia il contenuto di questo libriccino, sia il personaggio Hitchens, scomparso nel dicembre del 2011 a soli 62 anni, e del quale, faccio ammenda, ho "preso coscienza" solo, appunto, dopo la sua morte, imbattendomi in molti scritti che lo celebravano. In una serie di lettere immaginarie ad uno studente, Hitchens filosofeggia sull'essere contro: in effetti, pochi come lui possono dire di esserlo stati veramente (e costantemente), ad un certo livello di notorietà, soprattutto nella cosiddetta società occidentale. E' una lettura non sempre semplicissima, ma molto interessante, che fa riflettere e spesso fa sorridere (verso la fine Hitchens si occupa dell'importanza dell'umorismo: citazioni di personaggi storici e sue personali riflessioni, fanno si che quest'ultima parte risulti decisamente spassosa, rimanendo profondamente intelligente). Dà la misura della grandezza del personaggio, e chiosa al meglio una sorta di vademecum della dissidenza, ma soprattutto, uno scritto che ricorda di pensare sempre con la propria testa. Piacevole e stimolante.
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