No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20200712

Of Hate and Innocence

Dell'odio dell'innocenza - Paolo Benvegnù (2020)

Il sesto disco da solista per Paolo Giuseppe Benvegnù da Milano, innesca in me una domanda retorica: è molto bello, ma ha mai fatto qualcosa di brutto? Non dovrei rispondere, ma lo faccio: secondo me no, mai. Detto questo, un accenno a quello che il nostro ha detto sulla gestazione: Benvegnù sostiene di aver ritrovato queste canzoni su un demo, in una cassetta postale di una scuola di musica di Perugia, in una busta indirizzata a lui. Un provino, chitarra e voce, anonimo. E lui avrebbe arrangiato e messo su disco il tutto. Ovviamente, non ci crede nessuno: le undici tracce di Dell'odio dell'innocenza sono purissimo Benvegnù. I riferimenti che ho avuto occasione di leggere in varie recensioni, tutte ammirevoli, dei portali online italiani, parlano, musicalmente, di Radiohead, Fossati, PGR. Tutto giusto, e pure tutto sbagliato: il suono di Benvegnù oggi è sicuramente influenzato da questi e da altri, ma è suo ed è totalmente coerente con il suo percorso musicale. Dire delle liriche è molto semplice, sempre che non mi chiediate a quale scrittore o poeta si avvicini il modo di scrivere del cantautore: sono probabilmente ancora oggi le più belle, le più profonde, le più toccanti, le più accessibili senza essere mai banali, a livello italiano. E' forse vero che questo nuovo disco è leggermente più essenziale, musicalmente, dei precedenti. E' un bene: si lascia spazio ai testi, e se ne gode infinitamente. Ancora una volta, un grande, grande disco.



The sixth solo album for Paolo Giuseppe Benvegnù from Milan triggers a rhetorical question in me: it's very beautiful, but does him ever done something bad? I shouldn't answer, but I do: in my opinion, no, never. Having said that, a hint to what he said about gestation: Benvegnù claims to have found these songs on a demo, in a mailbox of a music school in Perugia, in an envelope addressed to him. An audition, guitar and voice, anonymous. And he would arrange and put it on record. Obviously, no one believes it: the eleven tracks of Dell'odio dell'innocenza are pure Benvegnù. The references that I have had the opportunity to read in various reviews, all admirable, of the Italian online portals, speak, musically, of Radiohead, Fossati, PGR. All right, and also all wrong: the sound of Benvegnù today is certainly influenced by these and others, but it is his and is totally consistent with his musical journey. Saying about the lyrics is very simple, as long as you don't ask me to which writer or poet the songwriter's approach is more close: they are probably still the most beautiful, the deepest, the most touching, the most accessible without ever being trivial, on an Italian level. It is perhaps true that this new record is slightly more essential, musically, than the previous ones. It is good: it leave space for the lyrics, and we can enjoy them infinitely. Once again, a big, big album.

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