Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
I migliori amici Erik e Phillip, entrambi 23enni, hanno scritto libri e fantasticano che i loro romanzi diventeranno dei cult. Tuttavia, quando entrambi presentano i manoscritti, quello di Erik viene rifiutato. Quella di Phillip, invece, viene subito accettato e un anno dopo diventa una star della scena letteraria norvegese. Sei mesi dopo, Erik e i suoi amici vanno a prendere Phillip in un ospedale psichiatrico per riportarlo a casa dopo le cure a seguito di un tentativo di suicidio. Si scopre che Phillip soffre di psicosi, che i medici ritengono sia stata innescata dalla sua vorticosa storia d'amore con Kari, una ragazza che ha incontrato e di cui si è innamorato ad un concerto punk underground. Ancora senza un editore, Erik non ha rinunciato al suo sogno e continua a provare a farci pubblicare, mentre Phillip rifugge da ogni menzione per la sua scrittura; al contrario, cerca invece di ricongiungersi con Kari, che su consiglio dei suoi psichiatri non lo vede da sette mesi.
Primo lungometraggio per il regista danese/norvegese, che è anche la prima parte della Trilogia di Oslo, completata poi da Oslo, August 31st (2011) e The Worst Person in the World (2021), e che denota un'ottima mano, ma soprattutto, una sensibilità profonda espressa con una sorta di minimalismo scandinavo davvero interessante, che dipinge l'inquietudine di una società benestante e, nonostante questo, mai soddisfatta.
First feature film for the Danish/Norwegian director, which is also the first part of the Oslo Trilogy, later completed by Oslo, August 31st (2011) and The Worst Person in the World (2021), and which denotes an excellent hand, but above all, a profound sensitivity expressed with a truly interesting sort of Scandinavian minimalism, which depicts the restlessness of a wealthy and, despite this, never satisfied society.
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