No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20240504

Diana

Spencer - Di Pablo Larraín (2021)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)


Alla vigilia di Natale del 1991, la famiglia reale britannica si prepara a trascorrere le vacanze di Natale nella tenuta della Regina a Sandringham, nel Norfolk. Tra i partecipanti c'è Diana, principessa del Galles, il cui matrimonio con il principe Carlo è diventato teso a causa della sua relazione con Camilla Parker Bowles. Lo staff di Sandringham si prepara per l'arrivo dei reali e Diana gira per la campagna del Norfolk. Sull'orlo di un crollo nervoso, evita di dirigersi a Sandringham finché non incontra il capo chef reale Darren McGrady. Nota che la tenuta vicina da tempo abbandonata, Park House, era la casa della sua infanzia. Poi nota uno spaventapasseri in lontananza e corre avidamente verso di esso con un'espressione nostalgica. Diana si toglie la giacca, che una volta apparteneva a suo padre John Spencer, ottavo conte Spencer, e torna alla sua macchina.

Come avrete notato seguendo questo blog, amo alla follia ogni cosa che fa il regista cileno, che trovo essere una delle menti artistiche più brillanti dei nostri tempi. Non fa eccezione questo anomalo biopic su una figura amatissima della seconda parte del secolo scorso, Diana Spencer, figura che negli ultimi anni sta tornando in voga con una serie importante di rivisitazioni. L'analisi di Larraín è esattamente quella che potevamo aspettarci, molto vicina a quella che fece nel 2016 con Jackie (su Jacqueline Kennedy): asimmetrica, visionaria, spiazzante. Un cast eccezionale in una prestazione corale a dir poco mozzafiato.

As you may have noticed by following this blog, I absolutely love everything that the Chilean director does, who I find to be one of the most brilliant artistic minds of our times. This anomalous biopic on a much-loved figure from the second half of the last century, Diana Spencer, is no exception, a figure who has been coming back into vogue in recent years with an important series of revisitations. Larraín's analysis is exactly what we could expect, very close to what he did in 2016 with Jackie (on Jacqueline Kennedy): asymmetric, visionary, unsettling. An exceptional cast in a choral performance that is nothing short of breathtaking.

Nessun commento: