Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Roma, 1943. In piena seconda guerra mondiale si svolgono gli spettacoli del Circo Mezzapiotta, di proprietà dell'ebreo Israel, nel quale si esibiscono quattro freaks: Matilde, una ragazza che produce scariche elettriche folgorando chiunque la tocchi; Cencio, un ragazzo albino capace di controllare gli insetti; Fulvio, un "uomo bestia" affetto da ipertricosi, interamente ricoperto di peli e dotato di forza sovrumana; Mario, un nano con un leggero ritardo mentale e la capacità di controllare gli oggetti metallici. L'inasprirsi del conflitto mette a rischio la sopravvivenza del circo, così Israel propone ai quattro di tentare il viaggio per l'America; dopo aver raccolto i loro risparmi, tuttavia sparisce nel nulla. Cercandolo per le strade della Capitale e scampati fortunosamente a un rastrellamento nazista, i quattro decidono di separarsi: Matilde, l'unica a credere nella buona fede di Israel, parte per cercarlo, mentre gli altri tre si recano al prestigioso Berlin Zircus, un sontuoso spettacolo allestito dagli occupanti nazisti. Matilde scampa a un tentativo di stupro da parte di un soldato tedesco, e trova rifugio presso uno scalcagnato gruppo di partigiani capitanati dal Gobbo (personaggio in parte ispirato al Gobbo del Quarticciolo), a lei interessato per il suo potere. Durante un'imboscata a una colonna di camion nazisti, Matilde scorge Israel con altri deportati, ma non riesce a salvarlo poiché non è in grado di controllare il proprio potere, né di usarlo per fare del male a qualcuno, afflitta dal rimorso di aver ucciso involontariamente sua madre. (Wikipedia)
Secondo lungometraggio per il regista romano, dopo il promettente Lo chiamavano Jeeg Robot. Si rimane nel genere fantastico, ma ancor più che con il debutto, si usa lo sfondo storico per una metafora semplice, ma divertente. E' ben fatto, ma un po' troppo lungo, e il fatto che sia divertente e surreale ha spiazzato la critica straniera: li capisco.
Second feature film for the Roman director, after the promising They Call Me Jeeg. It remains in the fantasy genre, but even more than with the debut, the historical background is used for a simple but fun metaphor. It's well made, but a little too long, and the fact that it's funny and surreal has astonished foreign critics: I understand them.
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