No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20240818

Война (La guerra)

War - Di Aleksei Balabanov (2002)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)


Il film inizia con il protagonista, l'ex coscritto Ivan Yermakov, intervistato da un giornalista in un centro di detenzione. Mentre inizia a raccontare la sua storia, il film si sposta in Cecenia nell'estate del 2001, durante la seconda guerra cecena. Tenuti prigionieri dal signore della guerra ceceno Aslan Gugayev, Ivan e un altro coscritto, Fedya, servono come schiavi domestici, mentre Aslan usa Ivan anche come specialista delle comunicazioni. Alla fine, i militanti di Aslan catturano anche l'attore inglese John Boyle e la sua fidanzata Margaret Michaelsen. Dopo un po', Ivan, Fedya e i due prigionieri inglesi vengono portati in un altro aul e messi in una prigione dove trovano il capitano Medvedev, paralizzato a causa delle ferite. Aslan rilascia John in modo che possa raccogliere 2 milioni di sterline di riscatto per il rilascio di Margaret. Insieme a John, rilascia Ivan e Fedya, poiché nessuno è disposto a pagare per loro. Gli sforzi di John per raccogliere fondi non hanno avuto successo, ma una compagnia televisiva britannica si è offerta di fornirgli assistenza finanziaria in cambio di ampie riprese video dell'operazione. A Mosca, John si imbatte nuovamente nella completa indifferenza degli ufficiali militari e decide invece di chiedere a Ivan di aiutarlo a salvare Margaret. (Wikipedia)

A mio modesto parere, un grande film, il migliore tra quelli che ho visto di Balabanov. Realistico, crudo, riesce a rendere perfettamente l'idea dell'insensatezza delle guerre odierne, e lo spettatore è costretto a non abbandonare mai la sensazione di sgomento e, al tempo stesso, dell'essere sul punto di scoppiare a ridere. Una mano che rimpiangeremo, la sua.

In my humble opinion, a great film, the best of Balabanov's I've seen. Realistic, raw, it manages to perfectly convey the idea of ​​the senselessness of today's wars, and the spectator is forced to never abandon the feeling of dismay and, at the same time, of being on the verge of bursting out laughing. A hand we will regret, his.

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