No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110912

anomalia italiana


Quest'oggi, anche causa affanno nei post, anziché propinarvi la solita recensione cinematografica o musicale (o, meno spesso, letteraria), voglio raccontarvi una storia italiana. Anzi, una storia di un'anomalia italiana. No, non voglio parlarvi di Silvio.

Ieri, per la prima volta a 45 anni suonati, sono andato a visitare la Galleria degli Uffizi, a Firenze. Non c'ero mai stato, nonostante come ormai quasi tutti quelli che leggono questo blog, abiti a un centinaio di chilometri dal capoluogo della mia regione. La leggenda delle lunghe ed asfissianti code per entrarvi mi aveva fatto sempre desistere. Ci voleva la mia amica argentina, al momento in Italia. Si doveva occupare di prenotare i biglietti online, visto che un'ulteriore leggenda dice che prenotando online si evitano le code. E invece non ce l'ha fatta, per cui domenica mattina, maledicendomi per aver accettato e rinunciando ad una splendida giornata di sole, e quindi di mare settembrino, ancora oggi tra i migliori, sono partito di buon'ora per Firenze via treno. Già il viaggio Livorno-Firenze sul regionale delle 7,43 ha riservato sorprese, sorrisi e una finestra sul mondo.
Avevo un lettore mp3 pieno di novità, che mi accingevo ad ascoltare, e invece dopo 20 minuti, dopo la fermata nella stazione di Pisa Centrale, ho dovuto desistere, perché un ragazzo del Bangladesh, messosi a sedere vicino a me, ha cominciato a voler far conversazione in un inglese peggiore del mio. Dopo un po' si è unita una simpatica anziana che abita a Tirrenia, che andava a Firenze a trovare una delle sue figlie, così sono diventato anche traduttore ed interprete tra i due. Il piccolo scompartimento era riempito inoltre da un gruppetto di cileni e da un altro di statunitensi, tutti turisti. All'arrivo a Firenze Rifredi, dove scendevano il ragazzo del Bangladesh, che andava a Bologna con i regionali, e che quindi doveva scendere a Rifredi, prendere per Prato, e poi cambiare pure lì per riuscire ad arrivare a Bologna evitando i FrecciaRossa, e l'anziana signora, ho fermato i cileni, che a loro volta hanno fermato gli statunitensi, spiegando loro che non dovevano scendere lì, se volevano andare in centro a visitare Duomo, Uffizi eccetera, come avevo intuito dai loro discorsi. E' seguito uno scambio di cortesie ed un breve racconto del mio ormai antico viaggio in Cile, ormai risalente a 17 anni fa, del mio apprendimento del castigliano e delle varianti sudamericane, ed una ridda di gracias e thank you all'arrivo a Santa Maria Novella.
Tralasciando poi le riflessioni sul capitalismo con un rumeno coinquilino della mia amica a Firenze, arriviamo agli Uffizi verso le 11,00, (e ci arriviamo passando davanti ad un Palazzo Vecchio dove c'era in bella mostra una bandiera statunitense, per commemorare l'11/9, cosa che la mia amica ha giustamente commentato con un "ma non sarà un po' troppo?") per scoprire innanzitutto che anche quelli che prenotano online fanno la coda, dalla parte opposta a quella di quelli che non hanno prenotato, solo un poco più corta. Ci mettiamo in coda, e qui scopro una cosa che poi è quella a cui faccio riferimento nel titolo del post, che non mi fa dare in escandescenze solo perché ormai sono vecchio e stanco, e non ho più tempo da perdere litigando.
Allora, dovete sapere che lungo la coda ci sono delle ragazze che vendono biglietti di ingresso, a prezzo maggiorato, che permettono l'ingresso immediato. Se l'ingresso era di 11 euro (con mostra annessa), i biglietti venduti da queste signorine costavano 20. Tutto "ufficiale": i proventi vanno ad una associazione che probabilmente, almeno a livello nominale, serve a creare fondi per i restauri. Ora, a parte che pure i biglietti "normali" servono anche a quello, mi sono solo permesso di dire ad una delle ragazze, che non ce l'avevo con lei, ma di porle una domanda retorica, e di chiederle se non le sembrava una presa in giro, una classica anomalia italiana.
Io, da italiano (seppur controvoglia, negli ultimi anni), in mezzo a questa fila durata un'ora (si, lo so, poteva andare peggio: poteva piovere e potevo capitare nella fila scoperta, cosa difficile nei pressi degli Uffizi, ma non si sa mai), e piena zeppa di persone provenienti da tutte le parti del mondo, pronti ad omaggiare l'Italia e la Toscana infilandosi con sacrificio in uno dei più rinomati musei del mondo, tenuto un po' alla cazzo a dire il vero, mi sono ancora una volta vergognato del Paese che mi ha dato i natali. Pensateci: una sorta di ufficializzazione del bagarinaggio, arte sopraffina del resto, una ennesima dimostrazione che in Italia c'è sempre un'altra soluzione ad un problema, un'altra soluzione magari un po' losca.
Non so, magari sono io che la vedo sempre da anti-italiano. Ma a me questa cosa è parsa una presa in giro.

4 commenti:

Filo ha detto...

Questa cosa qui va di pari passo con il sistema sanitario italiano. Dobbiamo fare alcune visite specialistiche ad Anita.
Con la mutua dobbiamo aspettare 1 anno.
Privatamente, nella stessa struttura e con gli stessi dottori: 15 giorni.
Ti sembra plausibile?

jumbolo ha detto...

no, assolutamente, e ci passo anch'io spesso, ma proprio perché ormai si sa ci si è quasi abituati. questa cosa del bagarinaggio ufficializzato mi pare da una parte meno grave, perché si parla di arte quindi di cultura, non muore nessuno, ma più grave come immagine che si diffonde nel mondo.

mazza ha detto...

lo fanno anche per entrare a San Pietro e per la visita ai Musei Vaticani. davvero agli Uffizi hai visto noncuranza? un gran spreco, siamo nella nazione della Cultura e la pigliamo a calci in culo. se ce l'avessero in America una roba del genere avrebbero prenotazioni un anno per l'altro,

jumbolo ha detto...

tecnicamente, i musei vaticani non sono in Italia, se non sbaglio, però si potrebbe dire "mal comune mezzo gaudio". certo, da loro non me l'aspettavo. e pensare che non pagano neppure l'ici.