No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20110914

vergogna


Disgrace - di Steve Jacobs (2008)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: gente strana

Cape Town, Sudafrica, fine anni '90, post-apartheid. David Lurie è un professore d'inglese all'Università, specializzato in letteratura romantica. Divorziato, ultra-cinquantenne, ha una figlia che non vede da anni, e vive focalizzandosi soprattutto sul sesso, come in una sorta di paradosso rispetto alla sua specializzazione scolastica (fino ad un certo punto). Il suo corteggiamento insistito, che sfocia in una relazione sessuale relativamente breve, con Melanie, una sua giovane allieva, solleva uno scandalo che lo porta davanti ad una sorta di commissione interna. Gli vengono chieste delle scuse ufficiali, che lui rifiuta di dare, pur autoaccusandosi dall'inizio; la cosa lo spinge a dimettersi, e ad allontanarsi dalla città. Eccolo quindi inoltrarsi nell'interno, e andare a vivere, per non si sa quanto, dalla figlia Lucy.
Lucy lo accoglie volentieri, ma senza troppe feste. Il suo modo di vivere è completamente adattato a quei luoghi, ben diversi dalla lontana Cape Town: David si trova ogni giorno a scoprire comportamenti ed usi che per lui sono inconcepibili. Finché un giorno, accade una cosa che lui giudica gravissima, ma che evidentemente Lucy giudica molto diversamente. Che fare?

Secondo me, l'impresa era davvero ardua. Trasporre su pellicola un romanzo bello, asimmetrico,
inquieto come del resto l'intera produzione di John Maxwell Coetzee (l'omonimo Disgrace,
tradotto in Italia con Vergogna), non era certamente facile. E, ad essere sinceri, viste le ultime
prove di John Malkovich, che spesso mi viene da accostare a Jeremy Irons per un passato più
che brillante ed una "vecchiaia" in cui sembra quasi non riescano a fornire prestazioni troppo
differenziate, non so se la scelta di affidare a lui il ruolo del protagonista David Lurie, e se ciò non
abbia influito negativamente sulla riuscita finale.
Il risultato quindi è un film che, chi non ha letto il libro, forse farà fatica ad apprezzare e
comprendere. Di certo, visto la fuffa che c'è in giro, non è un motivo sufficiente per non farlo
uscire in Italia, come è successo.
Rarefatto e duro come la terra che i protagonisti calpestano, bella fotografia e splendidi scenari
sudafricani, cast senza clamorosi exploit ma ben amalgamato, impressiona la bellezza
indiscutibile di Natalie Becker (Soraya, la prostituta), che purtroppo è sullo schermo per
pochissimo.
Come detto, un onesto compendio al libro.

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