Les petits mouchoirs – di Guillame Canet (2011)
Giudizio sintetico: si può vedere (2,5/5)
Giudizio vernacolare: omini e donne, alla fine siamo tutti scemi uguale
Parigi. Ludo, stanco di eccessi, droghe, vino, donne, discoteca, si avvia a casa. E’ l’alba, sale sul suo scooter, in strada non c’è nessuno. Passa un semaforo col verde, ma un furgoncino lo travolge. E’ messo malissimo, irriconoscibile nel suo letto d’ospedale. Il suo gruppo di amici ed amiche si riunisce al suo capezzale. Qualcuno piange.
Ma appena fuori dall’ospedale, incredibilmente, il problema maggiore è: che facciamo con le vacanze? Infatti, l’intero gruppo di amici da una vita, ogni anno se ne va a Cap Ferret, tutti ospiti di Max, quello che della banda ha avuto più successo, e che può quindi offrirsi di mantenere tutti per quasi tutta l’estate. Alla fine, si decide di comune accordo di andare, perché Ludo avrebbe voluto così (come se fosse già morto). Nel frattempo, ognuno è alle prese con le sue insicurezze, spesso profondissime: Max è immerso nella più completa paranoia, Marie continua a cercare l’amore in molti uomini (e probabilmente invece l’amore della sua vita è proprio Ludo), Vincent confessa la sua attrazione per Max, Eric non riesce a confessare che la sua giovane fidanzata lo ha lasciato perché incapace di lasciarsi andare al vero amore, Antoine massacra tutti, comportandosi come un ragazzino, perché Juliette lo ha lasciato. E quindi, fra le tensioni di ognuno, e quella del pensiero di Ludo in ospedale, la vacanza si rivelerà una bomba ad orologeria.
Hanno tutti ragione (come dice Sorrentino), quelli che usano come pietre di paragone per questo film francese di ottima fattura il Kasdan de Il grande freddo, Cassavetes, o addirittura il Verdone di Compagni di scuola. E c’è da dire che fare film del genere mica è facile. Tecnicamente, poi, Canet è bravo, e si vede. Stimatissimo in patria, Canet, oltre che uomo fortunato e piacente (dopo essere stato sposato con Diane Kruger, ha messo su famiglia con Marion Cotillard), deve probabilmente solo limitare il suo ego, e cercare di mantenerlo dentro l’ora e mezzo canonica. Anche questo suo ultimo film, infatti, supera le due ore, stavolta abbondantemente. L’attenzione cala per forza, e le parti ridondanti ci sono, è innegabile. Quelle comiche risultano non molto raffinate, e, alla fine, quel che vorrebbe essere un film sulla debolezza dell’essere umano non riesce a scuotere più di tanto le coscienze.
Cast francese importante, bravissima, su tutti, Marion Cotillard (Marie), spassoso François Cluzet (Max). Colonna sonora ruffiana, ma gradevole.
In uscita in novembre, al momento la traduzione che sembra prenderà in italiano il titolo pare Piccole bugie tra amici. L’originale fa riferimento ai fazzolettini per asciugare le lacrime, mentre quella inglese (Little White Lies) è simile, anche se non esattamente uguale, a quella italiana.
Giudizio vernacolare: omini e donne, alla fine siamo tutti scemi uguale
Parigi. Ludo, stanco di eccessi, droghe, vino, donne, discoteca, si avvia a casa. E’ l’alba, sale sul suo scooter, in strada non c’è nessuno. Passa un semaforo col verde, ma un furgoncino lo travolge. E’ messo malissimo, irriconoscibile nel suo letto d’ospedale. Il suo gruppo di amici ed amiche si riunisce al suo capezzale. Qualcuno piange.
Ma appena fuori dall’ospedale, incredibilmente, il problema maggiore è: che facciamo con le vacanze? Infatti, l’intero gruppo di amici da una vita, ogni anno se ne va a Cap Ferret, tutti ospiti di Max, quello che della banda ha avuto più successo, e che può quindi offrirsi di mantenere tutti per quasi tutta l’estate. Alla fine, si decide di comune accordo di andare, perché Ludo avrebbe voluto così (come se fosse già morto). Nel frattempo, ognuno è alle prese con le sue insicurezze, spesso profondissime: Max è immerso nella più completa paranoia, Marie continua a cercare l’amore in molti uomini (e probabilmente invece l’amore della sua vita è proprio Ludo), Vincent confessa la sua attrazione per Max, Eric non riesce a confessare che la sua giovane fidanzata lo ha lasciato perché incapace di lasciarsi andare al vero amore, Antoine massacra tutti, comportandosi come un ragazzino, perché Juliette lo ha lasciato. E quindi, fra le tensioni di ognuno, e quella del pensiero di Ludo in ospedale, la vacanza si rivelerà una bomba ad orologeria.
Hanno tutti ragione (come dice Sorrentino), quelli che usano come pietre di paragone per questo film francese di ottima fattura il Kasdan de Il grande freddo, Cassavetes, o addirittura il Verdone di Compagni di scuola. E c’è da dire che fare film del genere mica è facile. Tecnicamente, poi, Canet è bravo, e si vede. Stimatissimo in patria, Canet, oltre che uomo fortunato e piacente (dopo essere stato sposato con Diane Kruger, ha messo su famiglia con Marion Cotillard), deve probabilmente solo limitare il suo ego, e cercare di mantenerlo dentro l’ora e mezzo canonica. Anche questo suo ultimo film, infatti, supera le due ore, stavolta abbondantemente. L’attenzione cala per forza, e le parti ridondanti ci sono, è innegabile. Quelle comiche risultano non molto raffinate, e, alla fine, quel che vorrebbe essere un film sulla debolezza dell’essere umano non riesce a scuotere più di tanto le coscienze.
Cast francese importante, bravissima, su tutti, Marion Cotillard (Marie), spassoso François Cluzet (Max). Colonna sonora ruffiana, ma gradevole.
In uscita in novembre, al momento la traduzione che sembra prenderà in italiano il titolo pare Piccole bugie tra amici. L’originale fa riferimento ai fazzolettini per asciugare le lacrime, mentre quella inglese (Little White Lies) è simile, anche se non esattamente uguale, a quella italiana.
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