Mataharis – di Icíar Bollaín (2007)
Giudizio sintetico: si può vedere ma anche no (2,5/5)
Giudizio vernacolare: spie di vestura
Madrid, Spagna. Valbuena è il direttore di un’agenzia di investigazione. Per lui lavorano tre donne.
Carmen, la più “anziana” e quindi la più esperta, segue il caso di un amico che scopre casualmente l’infedeltà della moglie (con il suo migliore amico nonché socio), e nel privato assiste con impotenza alla dissoluzione anche del suo rapporto col marito. Eva, appena rientrata dalla seconda maternità, scopre che il marito Iñaki le nasconde qualcosa di impensabile, e decide di indagare. Inés, la più giovane, viene incaricata di infiltrarsi come addetta alle pulizie, in una grande azienda che sta indagando sul comportamento di alcuni dipendenti sindacalisti. Tutte e tre si troveranno di fronte a dilemmi etico/esistenziali, e dovranno prendere decisioni difficili.
Quarto lungometraggio per la regista spagnola (anche attrice); quello di cui vi parlo oggi segue il bello e duro Ti do i miei occhi, e, visto che precede También la lluvia, si può dire che, in qualche maniera, chiude una quadrilogia sulle donne (me la sono inventata, ma magari qualcuno ci ha già pensato). I due film precedenti erano, infatti, Hola, ¿estás sola? e Flores de otro mundo (un film divertente e interessante: in un piccolo paese spagnolo si organizza una festa per trovare delle mogli, visto che scarseggiano le donne, e se ne fa arrivare un pulmino pieno; naturalmente arrivano molte immigrate con bisogno di permesso di soggiorno), quindi anche essi con tematiche femminili.
Il film ha un buon intreccio, ma lo svolgimento rimane un po’ freddino e non coinvolge moltissimo. Sembra quasi un passo indietro, rispetto agli enormi progressi di Flores e di Ti do i miei occhi rispetto al debutto.
La prova del cast è discreta, ma senza entusiasmare; buoni i duetti tra Najwa Nimri (Eva) e Tristán Ulloa (Iñaki).
Non fondamentale.
Giudizio vernacolare: spie di vestura
Madrid, Spagna. Valbuena è il direttore di un’agenzia di investigazione. Per lui lavorano tre donne.
Carmen, la più “anziana” e quindi la più esperta, segue il caso di un amico che scopre casualmente l’infedeltà della moglie (con il suo migliore amico nonché socio), e nel privato assiste con impotenza alla dissoluzione anche del suo rapporto col marito. Eva, appena rientrata dalla seconda maternità, scopre che il marito Iñaki le nasconde qualcosa di impensabile, e decide di indagare. Inés, la più giovane, viene incaricata di infiltrarsi come addetta alle pulizie, in una grande azienda che sta indagando sul comportamento di alcuni dipendenti sindacalisti. Tutte e tre si troveranno di fronte a dilemmi etico/esistenziali, e dovranno prendere decisioni difficili.
Quarto lungometraggio per la regista spagnola (anche attrice); quello di cui vi parlo oggi segue il bello e duro Ti do i miei occhi, e, visto che precede También la lluvia, si può dire che, in qualche maniera, chiude una quadrilogia sulle donne (me la sono inventata, ma magari qualcuno ci ha già pensato). I due film precedenti erano, infatti, Hola, ¿estás sola? e Flores de otro mundo (un film divertente e interessante: in un piccolo paese spagnolo si organizza una festa per trovare delle mogli, visto che scarseggiano le donne, e se ne fa arrivare un pulmino pieno; naturalmente arrivano molte immigrate con bisogno di permesso di soggiorno), quindi anche essi con tematiche femminili.
Il film ha un buon intreccio, ma lo svolgimento rimane un po’ freddino e non coinvolge moltissimo. Sembra quasi un passo indietro, rispetto agli enormi progressi di Flores e di Ti do i miei occhi rispetto al debutto.
La prova del cast è discreta, ma senza entusiasmare; buoni i duetti tra Najwa Nimri (Eva) e Tristán Ulloa (Iñaki).
Non fondamentale.
Nessun commento:
Posta un commento