No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130410

la donna senza testa

La mujer sin cabeza - di Lucrecia Martel (2008)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Argentina, provincia di Salta, nel profondo Nord Ovest. Veronica è una donna di mezza età, di buona famiglia, benestante ed elegante. Di ritorno da una riunione di famiglia, una famiglia che sembra enorme, al volante della sua auto, da sola, investe qualcosa. La scena non è chiara, la telecamera indugia sulla reazione scioccata della protagonista. Si intravede qualcosa, ma Veronica non scende dall'auto. Torna a casa evidentemente traumatizzata, ci mette un po' a realizzare e a parlare in maniera razionale. Ha il timore di aver investito un bambino e non un cane, e quindi confessa la cosa al marito, medico e figura importante della zona, con conoscenze "appropriate", suggerendo tra le righe di "gestire la situazione. Da quel momento per lei comincia un calvario fatto di crolli nervosi, perdite di memoria e distacco emotivo.

Terzo lungometraggio della regista argentina, devo dire una delle registe più ermetiche e disturbanti che conosco. Il debutto La ciénaga era un film estenuante, una sorta di pièce teatrale ambientata in una sonnolenta tenuta estiva, il suo secondo film La nina santa, del quale vi parlai qui, era un film davvero disturbante; questo terzo film, La mujer sin cabeza, che ho avuto modo di vedere molti mesi fa, è sicuramente un film sul senso di colpa, la negazione e la rimozione, come sottolinea correttamente Peter Bradshaw su The Guardian, e, non so se giustamente o meno, mi ha fatto ricordare moltissimo certe cose di Bunuel. Decisamente più curato l'aspetto estetico rispetto ai precedenti lavori, la Martel conserva però intatte le sue caratteristiche spiazzanti, insistenza dei primi piani, inquadrature che lasciano interdetto lo spettatore, che lo obbligano a "lavorare" di immaginazione, ad interpretare, a ragionare, ad immaginarsi delle spiegazioni e delle motivazioni. Difficilmente, anche in futuro, troverete una voce fuori campo in un film della regista argentina.
Intensa l'interpretazione di Maria Onetto nei panni di Veronica (l'abbiamo vista in Tratame Bien, nella parte dell'analista Elsa Lipis), c'è anche una delle "nostre" beniamine Inés Efron nei panni di Candita. Un film che consiglio esclusivamente a chi prende il cinema con un certo impegno, e non certo come svago.

1 commento:

Dantès ha detto...

della martel avevo visto la cienaga, sarà il caso di recuperare anche gli altri due