No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130428

l'ascesa del guerriero del calcio

Rise of the Footsoldier - di Julian Gilbey (2007)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Carlton Leach nasce a Canning Town, nell'East London, nel 1959. La sua storia di vita, sempre al di là dei margini della legge, ad esclusione del suo matrimonio e dei suoi sei figli, inizialmente è simile, se si escludono le implicazioni razziali, visto che Leach è bianco, a quella di Cass Pennant (qui, tra l'altro, potete leggere un'intervista di Pennant a Leach, in occasione della presentazione del libro di Leach, Muscle, dal quale è tratto questo film del quale stiamo parlando). Come spesso accade, quando si è borderline, basta poco per passare al lato oscuro. Quello che fece Leach fu proprio questo, passò al lato oscuro; da tifoso del West Ham, membro della Inter City Firm, da buttafuori ben pagato, da appassionato/ossessionato del body building, ad essere uno dei criminali più temuti del Regno Unito, il passo fu, tutto sommato, breve, ed incoraggiato da Pat Tate e Tony Tucker. La sua fu, come recita il titolo correttamente, una inarrestabile ascesa. Oggi, così come Cass Pennant, Leach è una persona non ancora vecchia, che riflette sui suoi errori e ne parla apertamente, vivendo anche di questo. In questo film appare come comparsa durante una rissa.

Antecedente a Cass (come detto poc'anzi, altro biopic dedicato ad un ex hooligan, in quel caso a Cass Pennant), questo Rise of the Footsoldier, inedito in Italia, corre sui soliti binari ma si smarca rispetto a quel film per due motivi principali, almeno apparentemente: la cornice razziale, qui inesistente per ovvi motivi, e il lato criminale, qui fortemente presente e, devo dire, ben intrecciata con la provenienza "calcistica" del protagonista. L'atmosfera è perennemente cupa ma non senza quell'ironia tipica inglese, l'inarrestabile ascesa dipinta in maniera fluida e ben rappresentata da un sorprendente Ricci Harnett, londinese intravisto in 28 giorni dopo, e qui calato perfettamente nei panni drammatico-muscolari di Carlton Leach, schizofrenico ed imprevedibile quanto basta. Il film è decisamente violento, e devo dire che non poteva essere altrimenti, la regia dinamica come ci si aspetterebbe da un film del genere, la colonna sonora giusta, il cast di contorno ben amalgamato. Un'altra bella fotografia di un paese che ha vissuto momenti non certo memorabili.

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