No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130731

come un orologio

...Like Clockwork - Queens of the Stone Age (2013)

Nonostante tutto il rispetto che porto a Joshua Homme (per aver fatto parte dei Kyuss, principalmente), e nonostante, guardando indietro, i dischi dei Queens of the Stone Age (da qui in poi, QOTSA), mi siano piaciuti abbastanza, fin dall'inizio senz'altro, perché mi sentivo orfano e quella strana commistione di energia e decadenza mi faceva un bell'effetto (anche cose tipo Rosignano - Lido di Jesolo in quattro ore con una Punto, pur di vederli suonare alle sei del pomeriggio sotto il solleone estivo in mezzo alla polvere), e in definitiva, pure dopo, perché sperimentavano sempre e comunque, ultimamente non ero mai troppo eccitato ad una loro nuova uscita. E anche stavolta, i primi ascolti di ...Like Clockwork mi avevano fatto gridare al rammollimento.
Invece, come sempre più spesso mi capita ultimamente, torno sui miei passi (che gran pezzo quello di Celentano), e quasi quasi mi accodo al coro della critica che ritiene con buone probabilità, quest'ultimo disco il loro migliore. Senza ombra di dubbio, se non il migliore, decisamente un disco valido, non facilmente catalogabile, fresco nonostante sia il loro sesto e a dispetto del sottile velo decadente (e con questo secondo uso, ho esaurito il bonus) che da sempre vena i loro lavori e la voce di Homme, decisamente non virtuosa ma sempre più adatta all'uso. Spiazza, con tempi quasi sempre rallentati, arrangiamenti ruvidi ma ricercati, suoni personali che ricercano un marchio unico. Da pezzi che mescolano Black Keys e soul bianco (Smooth Sailing) a blues robustissimi, punteggiati da un drumming potente e, al tempo stesso, nientemeno che dal pianoforte di Sir Elton John, introdotto da una sequela di pezzi uno più bello dell'altro, uno più diverso dall'altro [Keep Your Eyes Peeled, tutta ribassata e piena di echi, I Sat by the Ocean, incredibilmente allegra e spensierata, perfino ballabile, The Vampyre of Time and Memory, una ballatona dove sintetizzatori e chitarre giocano a ping pong, e dove Homme scende su toni bassi da crooner, che quasi lo sbaglio con l'amicone Lanegan, che appare qua e là su altri pezzi, If I Had a Tail, un pezzo che definirei classico, come piace ad Homme, robot rock (per la ripetizione dei riff), con una grandissima apertura melodica centrale], fino ad arrivare al primo singolo estratto, My God Is the Sun, buono, ma non il mio pezzo preferito, e insomma, dopo altre cose sempre interessanti (non dimentichiamoci l'ottima I Appear Missing), si conclude con un pezzo favoloso, soffuso e direi strappamutande, proprio quello che dà il titolo all'album. Partecipazioni varie, divertitevi a leggerle qui.

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